Per i 120 anni della Lazio, riproponiamo un’inchiesta dedicata al calcio dei pionieri. Da quando, dal 9 gennaio 1900 la Lazio mosse i primi passi nel mondo del football e si aggiunsero gli altri club che, prima della fusione, formavano al completo le anime della Capitale del Calcio.
Se Roma fosse come la Londra del Football: quali erano (e quali sarebbero) le squadre che rappresentano le diverse zone della città. Prima della fusione nell’AS Roma, i club che contendevano alla Lazio il primato nei campionati del centro sud, dal periodo antecedente alla Prima Guerra Mondiale fino al 1927. Lazio e Roman squadre della “Roma bene” tra Prati e Parioli, la Fortitudo dalle forti radici cattoliche, nata per donazione di Pio X. L’Alba “popolare” del quartiere Flaminio, la Juventus nata per emulare i bianconeri di Torino e l’Audace del “teatro dei sogni” degli anni ‘20, il Velodromo Appio. La mappa completa.
di Fabio BELLI
SS Lazio
Da una panchina di piazza della Libertà al campo della “Rondinella”
I risultati parlano di quattro secondi posti ottenuti nei tempi antecedenti al girone unico e al dualismo con la Roma per i biancocelesti. Nel periodo antecedente alla Prima Guerra Mondiale, la formazione biancoceleste era la regina incontrastata del centro-sud. Nel 1913 e nel 1914 al titolo di Campione dell’Italia Meridionale, fecero seguito le sconfitte nelle finali scudetto contro Pro Vercelli e Casale. Troppo grande il divario con le grandi del nord, così come enorme era la differenza nelle sfide nella Capitale. Il secondo posto del 1915 arriva senza poter disputare la finale per il titolo del centro-sud con l’Internapoli a causa della guerra: lo scudetto verrà assegnato d’ufficio al Genoa. Grifoni che conquistano il loro ottavo scudetto nel 1923 proprio in finale contro la Lazio. Nel bilancio dei derby capitolini di Prima Categoria e poi Prima Divisione, la Lazio è in largo vantaggio su tutte le altre compagini, fatta eccezione per l’Alba, il primo club che riuscì a sfruttare al 100% il coinvolgimento popolare che il football stava spandendo nel primo dopoguerra, adattandosi nel contempo alla perfezione all’esplosione del professionismo. Questo il bilancio completo dei derby tra la Lazio e le altre sette formazioni capitoline di massima serie, dal 1912 al 1926. [table id=9 /]
ALBA
Due finali scudetto per l’anima popolare di Roma, dal quartiere Flaminio all’Aurelio
E’ il 1907 quando nell’osteria di Umberto Farneti, nel cuore del quartiere Flaminio, si affollano i clienti per brindare a vino dei Castelli Romani: è nata l’Alba, che da piazzale Flaminio fino a Trastevere vuole regalare una grande squadra di football alla gente, per emulare Lazio e Virtus che si sfidano nei derby fin dal 1904. E proprio alle spalle del Lungotevere Flaminio, dove ora c’è il Maxxi e non molto lontano dall’Auditorium, c’era il campo di piazza Melozzo da Forlì dove le casacche bianche con banda orizzontale verde dell’Alba davano battaglia. E’ solo nel primo dopoguerra però che l’Alba riesce a raggiungere significativi risultati nel girone capitolino di Prima Divisione. Per ben tre volte consecutive tra il 1924 e il 1926 raggiunge la finalissima per il titolo di campione del Centro-Sud. Perde nel 1924 contro il Savoia, l’anno successivo batte l’Anconitana e si gioca lo scudetto contro il Bologna. I felsinei vincono 4-0 allo “Sterlino” e passano 2-0 a Roma, aggiudicandosi il primo titolo della loro storia. Il bis nel 1926: l’Alba è campione centro-meridionale battendo l’Internaples, ma subisce nel doppio confronto con la Juventus per lo scudetto un bruciante 1-12. Le due finali tricolori si giocano allo Stadio Nazionale: nel frattempo l’Alba, dopo la fusione con l’Audace, si sposta al Motovelodromo Appio, e come Alba Audace partecipa al campionato di Divisione Nazionale 1926/27. Al momento della fusione nell’AS Roma, rappresenta con la Fortitudo l’anima popolare del club. Quella più aristocratica, saltata l’inclusione della Lazio nell’operazione, viene incarnata dal Roman, che offre al nuovo club un’organizzazione dirigenziale d’avanguardia. L’Alba offre invece alla nuova Roma un parco giocatori di assoluto rispetto, come Bianchi, Degni, Mattei, Fasanelli, Ziroli, Luduena e il portiere Ballante.
FORTITUDO
Radici cattoliche e lo scudetto conteso al Bologna: un omaggio alla Roma dei Papi
Sarebbe stata la squadra vicina alla comunità cattolica capitolina, dunque con una base dall’enorme forza. Nata nel rione Borgo, a due passi da San Pietro e grazie ad una donazione di Papa Pio X, la Fortitudo assieme all’Alba rappresentava l’anima popolare del calcio a Roma, così come Lazio e Roman erano esponenti dei ceti più alti. Sanguigna e “trasteverina” l’Alba, popolare e cattolica, apostolica e romana la Fortitudo, che giocava nel campo Aurelio – Madonna del Riposo, sempre sotto gestione sacerdotale. Esordisce in Seconda Divisione nei campionati FIGC, poi due quarti posti nel girone romano prima del conflitto mondiale. Dopo la guerra il boom: nel 1920 la finale di Lega Sud persa 3-2 contro il Livorno, poi nel 1922 il titolo di Campione dell’Italia Centro-Meridionale: 2-0 alla Puteolana con gol di Bramante e autorete di Lo Bianco. E’ storia, anche se la finale scudetto come da pronostico se la aggiudica la Pro Vercelli con un 8-2 complessivo tra andata e ritorno. Nel 1926 assorbe la Pro Roma, e si guadagna l’accesso alla Divisione Nazionale 1926/27, ultima classificata con soli 5 punti in 18 partite in un girone con Torino, Bologna e Milan. Poi la fusione nell’AS Roma con la figura del presidente fortitudino Italo Foschi assolutamente preponderante, e tanti giocatori rossoblu (colori sociali in omaggio alla Roma dei Papi) in giallorosso come Attilio Ferraris, Giuseppe Rapetti, Giovanni Corbjons, Mario De Micheli, Enrico Cappa, Corrado Scocco e Carlo Zamporlini.
JUVENTUS ROMA
Gli emuli dei bianconeri di Torino, di base al campo della Farnesina per tanti derby storici
A dirlo oggi sembra strano, ma c’era una Juventus anche a Roma, nata per diretta emulazione dei bianconeri di Torino. La Juventus Romana è uno dei primi club capitolini attivi nel football dopo la Lazio, e con i biancocelesti condivide l’utilizzo pionieristico del campo di Piazza d’Armi. Raccoglieva i suoi tifosi nell’attuale zona alle spalle della Stazione Termini, fra i rioni Monti e Testaccio. Fece parte del gruppo che diede vita al girone romano del campionato di Prima Categoria, dopo essersi rinforzata dalla diaspora dell’ex Virtus, che fornì alla Juventus molti giocatori. Proprio nel campionato 1912/13 arrivò un secondo posto nel girone alle spalle della Lazio, miglior risultato nella massima serie della Juventus Romana. Nel periodo post Prima Guerra Mondiale, arriva la fusione con un piccolo club, l’Audax: ne deriva il cambio di denominazione in Juventus Audax e lo spostamento al Campo della Farnesina, con la zona dell’attuale Foro Italico-Corso Francia che diventa la base del tifo bianconero romano. Nei campionati del ’21 e del ’22 arrivano due terzi posti nel girone capitolino, poi la retrocessione in Seconda Divisione che fa da preludio alla fusione con la Fortitudo nel 1924. Il fiore all’occhiello resta la vittoria nel torneo romano di guerra dell’aprile 1919, con sei delle otto rivali storiche capitoline del massimo campionato (mancavano all’appello Alba e Roman). La Juventus Romana trionfò piegando nella finalissima la Fortitudo.
ROMAN
Gli aristocratici, i primi del centrosud a sfoggiare uno stadio di calcio: il “Due Pini” proprietà: il “Due Pini”
Il primo club a potersi fregiare di uno stadio di proprietà a Roma: il Roman era l’espressione dell’aristocrazia capitolina, e scendeva in campo allo stadio “Due Pini”, situato dove sorge l’attuale Tennis Club Parioli. Giocò ininterrottamente nel campionato di Prima Divisione dal 1912 al 1923. Resta storico il campionato 1914/15: nel girone laziale ottenne il primo posto sopravanzando la Lazio. Nella seconda fase del torneo centro/sud furono però i biancocelesti ad ottenere l’accesso alla finale contro l’Internazionale di Napoli, mai disputata per la sospensione bellica. Dopo la Prima Guerra Mondiale, la struttura dirigenziale del club si rinforzò con l’ingresso di facoltosi membri della Comunità Ebraica. Dopo due stagioni in Seconda Divisione, arriva la promozione, ma nel 1926 il Roman mancò l’accesso alla Divisione Nazionale, antesignana dell’attuale Serie A. Al momento della fusione nell’AS Roma, il Roman fornì un contributo più di natura amministrativa che sportiva. I giocatori migliori infatti erano quelli impegnati nella Divisione Nazionale con Alba e Fortitudo. Il Roman vantava però una robusta organizzazione societaria, dirigenti ricchi e capaci tra i quali spiccava Renato Sacerdoti, detto “il banchiere di Testaccio”, passato alla storia come uno dei presidenti più importanti della storia dell’AS Roma. Particolare di grande rilevanza storica, è stato il Roman a fornire alla Roma i colori sociali. Nonostante la costruzione di una tribuna per gli spettatori, una autentica novità per l’epoca, non fu il “Due Pini” il primo stadio della Roma, bensì il Motovelodromo Appio, ereditato dall’Audace, incorporata dall’Alba proprio in previsione dell’utilizzo del campo.
US ROMANA
Piccoli e popolari, ospitarono al “Degli Olmi” le storiche capitoline della Prima Divisione
La “piccola” della compagnia, con maglia a strisce biancoverdi e l’orgoglio di non essere mai retrocessa nei cinque campionati di massima divisione disputati dopo la Prima Guerra Mondiale, tra il 1919 e il 1924. L’US Romana aveva il suo quartier generale presso il Campo dell’Olmo, nei pressi dell’attuale Piazza Maresciallo Giardino. Una squadra di cui non si conosce moltissimo in termini storici anche perché nacque in un contesto calcistico capitolino ormai fuori dall’epoca pionieristica, con Lazio, Fortitudo, Roman e Audace (e l’aumento enorme di popolarità nel periodo post-bellico dell’Alba) che già catalizzavano le attenzioni degli appassionati di football. Eppure soprattutto nei primissimi anni venti, l’US Romana riuscì a farsi valere in molti infuocati derby del girone romano di Prima Divisione. Spicca il quarto posto del campionato 1922/23, al quale però fece seguito la peggiore stagione in termini di risultati per i biancoverdi. Al momento dell’esplosione del primo conflitto mondiale, l’US Romana raccolse l’eredità dello storico club della Società Ginnastica Roma, diventandone di fatto il proseguimento della sezione calcistica. Nel 1924 arrivò la fusione con la Pro Roma e il trasferimento al Campo Flaminio, dove l’US Pro Roma disputò due campionati prima della successiva, ulteriore fusione con la Fortitudo.
PRO ROMA
Quelli della Piramide, con le leggendarie sfide con la Fortitudo tra don Toncker e fra’ Ciprari
L’esordio della Pro Roma nel calcio romano è datato 1911: sconfitta 0-7 in un derby contro la Lazio. Il club nasce dall’Ardor, che cessò la sua attività passando il testimone a una società che nasce come presidio di un’altra popolosa e storica zona romana, quella della via Ostiense e della Piramide Cestia. E proprio al campo Piramide le maglie bianche con i risvolti rosso e neri della Pro Roma fanno il loro esordio nella Prima Categoria. I risultati però scarseggiano, e dopo il quarto posto del 1921, miglior risultato nella massima serie, arriva la retrocessione. Il ritorno in Prima Divisione (dopo la fusione con l’US Romana) è solo il preludio alla fusione con la Fortitudo, che come Fortitudo Pro Roma partecipa al campionato di Divisione Nazionale 1926/27, con pochissimi risultati positivi, ma anche una vittoria storica contro il Torino, poi Campione d’Italia. Tra le fila dei proromani giocò per diversi anni Silvio Sensi, padre del presidente del terzo scudetto giallorosso Franco Sensi e architetto di Campo Testaccio. Come la Fortitudo anche la Pro Roma aveva una forte matrice cattolica, e nei match tra le due squadre si scontravano in panchina due sacerdoti: don Toncker nella Pro Roma e frate Ciprari nella Fortitudo. E come il campo della Madonna del Riposo della Fortitudo, il campo della Piramide non aveva tribune né spogliatoi. Dopo la Prima Guerra Mondiale, il club si spostò dalla Piramide al Campo Flaminio messo a punto da don Toncker in persona, anche se la base del seguito proromano restò sempre sulla via Ostiense fino alla fusione con la Fortitudo.
AUDACE
Eroi di periferia, titolari del “Teatro dei Sogni” degli anni ‘20 a Roma, il Motovelodromo Appio
Il calcio romano agli inizi del ventesimo secolo si sviluppava soprattutto nei rioni del centro. Se c’è un club che può essere indicato come portabandiera delle periferie, è senza dubbio l’Audace che, pur nascendo in Corso Umberto Primo come società podistica (per poi diventare Audace – Esperia assorbendo il suddetto club nel 1912), negli anni ruggenti del calcio capitolino gioca i suoi match al Motovelodromo Appio, dove non si poteva arrivare se non dopo una camminata di quattro chilometri, una volta scesi con il tram al capolinea di Porta San Giovanni. Club di culto anche se non tecnicamente all’altezza dei migliori, la sua maglia biancorossa a scacchi è altrettanto mitizzata: ne esiste anche una riproduzione per il Subbuteo (vedi foto). Dopo la prima guerra mondiale, nel girone romano della rinnovata Prima Divisione arrivò un sorprendente secondo posto alle spalle della Fortitudo, che portò l’Audace alle “final-six” per il titolo di campione del centro-sud. Nel successivo girone a tre la spuntò il Livorno, ma resta questa la migliore stagione calcistica dei biancorossi a scacchi. Dal 1922 al 1924 in Seconda Divisione, arrivarono poi due quarti posti in Prima Divisione prima della fusione con l’Alba. La polisportiva Audace è ancora attiva a Roma, ha festeggiato quest’anno i 114 anni di età ed è principalmente attiva nella boxe e nelle arti marziali.