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Club Fabio Belli

Rayo Vallecano, i Matagigantes

di Fabio BELLI

Madrid è una città nella quale si respira calcio ventiquattro ore al giorno. Tanti sono i fattori concomitanti che portano a questa passione, di sicuro nella capitale spagnola la storia del football è stata scritta dalla leggenda del Real Madrid ma, alle spalle delle merengues, il cammino dell’Atletico parla di una squadra capace spesso di stravincere in patria ed anche in Europa. Tanto che Madrid è l’unica capitale europea a vantare la presenza di due squadre Campioni del Mondo per Club. In questo scenario fatto di decine e decine di titoli nazionali e internazionali conquistati dalle due formazioni, fa impressione pensare all’esistenza di un piccolo club, in uno stadio ancor più minuscolo che ricorda i catini sudamericani di provincia degli anni ‘70, che è riuscito a ritagliarsi il suo spazio nel calcio dei grandi.

Schermata 03-2456374 alle 19.08.39Il Rayo Vallecano è la terza squadra di Madrid per risultati, ma probabilmente la prima per determinazione e forza di volontà. Il soprannome dei giocatori del Rayo da sempre è “Matagigantes“, ammazzagrandi, coniato nell’anno della prima promozione nella Liga, stagione 1977/78. I giganti del calcio spagnolo cominciarono infatti a fare i conti con quella squadra che, con una maglia che si dice sia un omaggio a quella del River Plate ed il segno distintivo di un’ape disegnata sul petto (a volte anche grandissima, come negli anni ’80), con un budget mostruosamente inferiore a quello delle big, riusciva spesso ad ottenere risultati sbalorditivi. Come negli anni ’90, quando la squadra che vantava gioielli come Toni Polster e Hugo Sanchez, ex leggenda del Santiago Bernabeu, si divertiva ad impallinare Barcellona e Real Madrid. Storiche sono le vittorie casalinghe contro il Real, 2-0 nel 1992/93 e di misura il 19 febbraio del 1997, 1-0, fino al successo nell’ultimo scontro finora disputato in campionato contro le merengues, sempre per 1-0 nel 2019. Ancor di più lo fu però la prima vittoria di sempre al Bernabeu, stagione 1995/96, 2-1 per il Rayo, con gol decisivo rimasto nella storia del brasiliano Guilherme. Il Camp Nou venne invece espugnato per la prima ed ultima volta alla terzultima giornata del campionato 1999/00, il migliore della storia del Rayo con la qualificazione in Coppa UEFA, 2-0 e blaugrana ammutoliti.

Fuochi di gloria in una storia ricca anche di sofferenze, fino alla caduta in terza divisione dalla quale il Rayo si è poi risollevato tornando a giocare nella Liga, per poi retrocedere di nuovo in “Segunda” nella scorsa stagione. Sofferenze che vanno di pari passo con l’anima proletaria della squadra: l’ape sulla maglia del Rayo non è regina ma operaia, così come popolati da operai sono gli alveari di Vallecas, il quartiere dormitorio col reddito medio più basso di Madrid, dove sorge lo stadio Teresa Rivero, il catino di cui sopra intitolato alla madrepadrona del Rayo, tredici figli, trentasei nipoti ed un marito curiosamente esponente dell’ultradestra, in un ambiente assolutamente legato, dalla tifoseria in primis, all’estrema sinistra. Il “Teresa Rivero” nel 2001 ha visto i quarti di finale di Coppa UEFA, ma anche partite di terza divisione, retrocessioni e dure sconfitte contro le ricchissime formazioni rivali, così come il quartiere di Vallecas è fatto di orgoglio operaio, grandissima dignità ma anche povertà e disagio. Il fatto però che una realtà come il Rayo resista anche nel moderno calcio ultramiliardario, e che campioni come Cristiano Ronaldo e Messi siano stati costretti nella loro carriera farsi piccoli, ed entrare nei portoncini stile campetto di periferia del “Teresa Rivero” per strappare i loro faraonici ingaggi, resta uno degli aspetti più belli non solo del football, ma di tutto lo sport moderno.

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Calciatori Fabio Belli

Dalla D brasiliana al Puskas Award: la folle storia di Wendell Lira

di Fabio Belli (tratto da www.laziochannel.it)

La cerimonia di consegna del Pallone d’Oro nasconde spesso storie nelle storie che sono anche più interessanti del riconoscimento principale. Che da otto anni ormai è cosa di Cristiano Ronaldo e Leo Messi, e per quanto si possa essere d’accordo tecnicamente, è chiaro che la suspance è quella di una cena con delitto con Freddy Krueger tra gli invitati.

Più interessante allora concentrarsi sul Pallone d’Oro femminile, un universo in espansione che solo in Italia trova resistenze culturali insormontabili. A monopolizzare l’attenzione però stavolta è stato il “Puskas Award“, il premio consegnato per il più bel gol della stagione. Nel nostro paese questo riconoscimento ha avuto un richiamo supplementare visto che era l’unico per il quale c’era un italiano il lizza: Alessandro Florenzi, per la rete siglata in Champions League contro il Barcellona. La storia più interessante è stata però quella relativa al vincitore: gli appassionati, quando hanno distrattamente ascoltato il nome di Wendell, avranno pensato: “Ah, quello del Bayer Leverkusen! Che gol avrà mai fatto?” e saranno passati avanti.

Negativo. Il Wendell autore del più bel gol della stagione era in realtà tale Wendell Lira, ventisette anni compiuti da una settimana. E gioca nella Serie D brasiliana. Esatto, è un po’ come se il premio per il gol più bello dell’anno fosse stato assegnato dalla FIFA a Gianni Fabiano del Venezia, per fare un esempio. Una mezza girata spettacolare per il carneade brasiliano, che lui stesso ha definito a metà tra una rovesciata e un colpo di kung fu.

https://www.youtube.com/watch?v=NG-d-aHadKo

La partita in cui tale prodezza è stata compiuta era Goianesia-Atletico Goianiense, al quarto livello del calcio brasiliano. Wendell Lira ci è arrivato da ex talento del Goias, squadra principale della zona, ma non è riuscito a tenere fede alle sue promesse di giovane attaccante come se ne vedono fiorire a centinaia in Brasile. Un paio di gravi infortuni l’avevano anche relegato a lavorare nella caffetteria della mamma, fino all’offerta della Goianesia, e al gol dell’11 marzo scorso nel derby contro l’Atletico che gli ha cambiato la vita.

Lui però non lo sapeva ancora, visto che nel frattempo era salito di un livello, nella C brasiliana alla Tombense di Minas Gerais, arrivando però ben presto alla rescissione del contratto. Il Puskas Award ora potrebbe rappresentare davvero la svolta definitiva di una carriera tormentata. Nella caffetteria della mamma non hanno trattenuto le lacrime, la famiglia Lira si è ritrovata catapultata ai vertici del calcio mondiale da un giorno all’altro. E Wendell potrà giocare in Serie B, visto che per lui è arrivata un’offerta del Vila Nova, club della regione di Goiania militante nel campionato cadetto brasiliano. Come in tutte le favole, tutto è bene quel che finisce bene.

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Allenatori Enrico D'Amelio

Josep Guardiola: vincente, mai banale

di Enrico D’Amelio

Un suo storico rivale, Josè Mourinho, ha sempre sostenuto che “chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio”. Una frase sicuramente appropriata e calzante per far capire come anche in uno sport popolare, strumenti come cultura, apertura mentale ed esperienze di vita facciano la differenza per potersi distinguere dagli altri e raggiungere risultati superiori. In altre circostanze, il tecnico di Setùbal affermava che Pep Guardiola fosse capace di vincere “solo nel giardino di casa propria”, riferendosi ai successi ottenuti dallo stesso unicamente nella roccaforte catalana del Camp Nou. Meno male che il tempo è galantuomo, e che l’allenatore spagnolo stia iniziando a dimostrare quanto non sia stato tanto il Barcellona ad essere la sua fortuna, quanto l’opposto. Perché se arrivare primo al traguardo con la macchina più veloce può essere la norma per un pilota, riuscire a oltrepassarlo senza speculare sul risultato, ma fornendo ai propri interpreti dei mezzi basilari per essere migliori degli altri ad altissimi livelli, è un merito innegabile.

Un predestinato della panchina, come tutti quei professori del centrocampo, che vivono per dare fosforo e geometria davanti alla difesa. Pochi i km percorsi negli anni da calciatore, meglio farli fare al pallone in tutte le zone del campo, con la mente che viaggia agli anni a venire, quando verrà il tempo di trasmettere ai più giovani tutto quello che hai maturato nel tempo. Dopo un finale di carriera non degno di una bandiera blaugrana, complici l’esilio in Italia a Brescia e Roma, e spiccioli di calcio inferiore tra Qatar e Messico, l’inizio di ciò che da sempre era scritto nel futuro. A 36 anni una stagione di apprendistato con la squadra B del Barcellona, ad attendere la conclusione fisiologica del quinquennio sotto l’egida di Frank Rijkaard (2003/2008). Poi, a soli 37 anni, la scommessa più rischiosa. Tornare ad essere profeta in patria con la squadra potenzialmente più forte al mondo. Da Rijkaard a Guardiola, da Ronaldinho a Messi. Rifondare una squadra che solo 2 anni prima era diventata Campione d’Europa, e farlo da giovane tecnico che deve imporre idee innovative, impedendo a fenomeni indiscussi di vincere con la sola anarchia. Non straordinari solisti, ma il Gruppo alla base dei successi, oltre al categorico rifiuto della banalizzazione delle vittorie. In un solo anno Guardiola è riuscito nella prima impresa impossibile conquistando il triplete, culminato con il trionfo all’Olimpico di Roma contro il Manchester United nella finale di Champions League 2009. Anche qui la distinzione dell’uomo speciale prestato al calcio, nei momenti della gloria: “Vorrei fare una dedica per questa vittoria al calcio italiano e soprattutto a Paolo Maldini, un esempio per tutti. So che ha avuto qualche problema nel giorno dell’addio, ma sappia che ha l’ammirazione di tutta Europa da venticinque anni, e che per lui le porte del Barcellona sono aperte in qualsiasi momento”. Da lì in poi, la nascita di un ciclo straordinario che profuma ancora di presente per poter essere giudicato dalla Storia. Tutto quello che c’era da vincere dal 2008 al 2012 è finito nella bacheca di Avinguda Aristides. Non sono stati, però, principalmente i trofei conquistati (14) a dare la dimensione di una squadra stellare, quanto la perfezione con cui si è arrivati allo scopo. Storica la risposta a chi gli chiedeva quale fosse il terminale offensivo di una squadra senza ‘numero 9’: “il nostro centravanti è lo spazio”. Nel moderno e consumistico calcio di oggi, però, anche nelle storie d’amore più belle è contemplata la parola fine. Prima che si potesse incrinare qualcosa, dopo un’ultima stagione in cui Liga e Champions League non erano arrivate, Guardiola dice addio (arrivederci?) alla Casa Madre. Troppo stress accumulato e una minor fame di vittorie gli hanno suggerito che era meglio staccare la spina per un anno, prima del nuovo monolite da costruire nel cuore del Vecchio Continente.

A Monaco di Baviera è riuscito addirittura a superare l’impossibile, andando a vincere una sfida ancora più improba. Dopo il triplete di Jupp Heynckes del 2012/13, ha ereditato una squadra ‘sazia’, spostandosi dal suo habitat naturale, ed è riuscito in poco più di un anno a costruire qualcosa di migliore dell’insuperabile. Nella prima stagione la vittoria in Bundesliga è stata una formalità, macchiata soltanto dall’umiliazione patita in semifinale di Champions League contro il Real Madrid di Carlo Ancelotti. Il punto più basso della sua carriera da allenatore, che già dava adito a detrattori un po’ prevenuti di non giudicarlo idoneo a vincere lontano dalla Spagna, e, soprattutto, in un calcio fisico come quello tedesco. I primi mesi della stagione in corso hanno dimostrato, qualora ce ne fosse stato bisogno, che questo Bayern Monaco è già diventato migliore di quello del 2013, e che può seriamente candidarsi ad insidiare il Barcellona migliore di sempre. La Coppa dalle grandi orecchie ritornerà sicuramente in Baviera, probabilmente già da quest’anno, e, cosa più importante, verrà vinta in modo diverso, perché diverse sono le squadre di Guardiola. E allora Mourinho dovrà rassegnarsi. Fino a riconoscere l’oggettiva grandezza di un allenatore speciale, destinato a prendersi in più Nazioni svariati “giardini di casa propria”. Come un vero cittadino del mondo, mai sazio di cercare nuove sfide.

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#Contromondiali Fabio Belli

#Contromondiale 20: #Olanda, #Brasile, #Cillessen, #Germania, #Argentina, #Messi, #Götze, #Klose, #Rihanna, #Maradona, #GER

di Fabio Belli

Brasile – Olanda 0-3

La "tensione" di Cillessen per gli attacchi del Brasile
La “tensione” di Cillessen per gli attacchi del Brasile

128. La “finalina” per il terzo posto dei Mondiali è una strana bestia: in nessuna altra competizione sportiva il ko in semifinale lascia tanto amaro in bocca, e infatti alla vigilia nessuno sembra voglia giocare quella che appare come un’inutile passerella. Poi invece, in campo la sfida si riaccende, e almeno quella medaglia di bronzo si vuol provare ad afferrarla. Solitamente, chi arriva più scarico perde: accadde in tempi recenti a Bulgaria, Corea del Sud e Portogallo, già paghe della semifinale, è successo anche stavolta al Brasile, ma per motivi opposti. Dopo la più grande umiliazione di sempre per la Selecao, è arrivato un nuovo disastro di fronte agli orange alleggeriti dalla tensione della semifinale, e di nuovo micidiali in contropiede. L’immagine del portiere Cillessen seduto in stile giardini pubblici col supporto del palo, è indice di quel poco che è riuscito a creare il Brasile nelle due partite decisive, quelle che dovevano portarlo sulla strada dell’Hexa.

Trovate Waldo ancora una volta
Trovate Waldo ancora una volta

129. Non è stato “Maracanazo”, ma un’umiliazione ben diversa, che paradossalmente ha solleticato l’orgoglio della torcida, che per il senso del dramma tipicamente sudamericano, digerirà sempre meglio una profonda umiliazione che una sconfitta stile 1950, quando le mani erano già sulla coppa. E così al Maracanà, nonostante i tedeschi avessero inflitto loro la peggior sconfitta della storia, non ci sono stati dubbi. Il “nemico” era e restava l’Argentina, come testimoniato dal tifoso che non ha avuto paura di scatenarsi in mezzo agli “hinchas” dell’albiceleste.

Olanda di nuovo sul podio
Olanda di nuovo sul podio

130. L’Olanda ha piazzato un primato, facendo giocare tutti e 23 i convocati, prima squadra a mettere in atto una soluzione simile ai Mondiali. La squadra di Van Gaal partiva a fari spenti, l’impressione è che forse il bersaglio grosso si poteva afferrare più questa volta che 4 anni fa, quando la Spagna dava una sensazione di superiorità generale difficile da smentire. Ma un secondo e un terzo posto tra 2010 e 2014 dimostrano come la scuola dei Paesi Bassi sia sempre all’avanguardia. Da 40 anni il sogno è però sempre uno, e continua a sfuggire come una saponetta bagnata. Vedremo se dove non sono arrivati Cruijff, Van Basten e Robben, riusciranno finalmente ad arrivare i giovani fenomeni del futuro.

Germania – Argentina 1-0 dts

Deutschland Weltmeister
Deutschland Weltmeister

131. Come avviene ormai da Francia 1998, dire “ha vinto la squadra migliore” è consuetudine della finale. Dopo un secondo e due terzi posti, la Germania conquista il quarto titolo Mondiale, raggiungendo l’Italia e dando finalmente un senso a dodici anni di straordinaria continuità nella competizione. I tedeschi arrivavano in Brasile tra le favoritissime, ma hanno giocato un Mondiale un po’ col freno a mano tirato. Due strepitose prestazioni, contro il Portogallo (favorita però da un arbitraggio oltremodo severo con i lusitani) e soprattutto Brasile, la Partita della Storia di questo Mondiale, e un’eccellente prova contro la Francia. Ma il balbettare già visto contro Ghana ed Algeria si è ripetuto al cospetto degli argentini, in tre diverse occasioni capaci di graziare Neuer a tu per tu. Ha vinto quella che nell’ultimo decennio si è imposta come una scuola capace di arrivare sempre tra le prime quattro tra Mondiali ed Europei, dal 2006 in poi. Mancava la vittoria, ed è arrivata. Facendo cadere anche l’ultimo tabù: mai un’europea aveva vinto nel continente americano.

L'ha decisa Mario Gotze
L’ha decisa Mario Gotze

132. A decidere la partita, Mario Gotze, classe ’92, talento della new wave tedesca quest’anno passato dal Borussia Dortmund al Bayern Monaco, un po’ discontinuo, ma l’unico forse in grado di spezzare l’equilibrio che gli argentini avevano imposto al match. Ha deciso la partita su un assist di Schurrle, anche lui subentrato dalla panchina: segno che chi ha le alternative e le fa valere, spesso mette le mani sul piatto.

Klose ora è a tutti gli effetti una Leggenda
Klose ora è a tutti gli effetti una Leggenda

133. Dopo una stagione opaca nella Lazio, in molti pensavano che Miroslav Klose sarebbe stato un’alternativa di lusso per la Germania del “falso nueve” Muller. Invece il centravanti di origini polacche si è imposto da titolare, con la sua presenza come riferimento in avanti capace di far girare tutta la squadra. E’ arrivato anche il record di gol nei Mondiali, una storia fantastica se ci si pensa. Nel 2002, l’ultima finale giocata e persa dalla Germania, Klose era in campo. Quella partita fu vinta dal Brasile con doppietta di Ronaldo, lanciato a sua volta verso il sorpasso a Gerd Muller. Nel 2014, Klose si prende il primato come marcatore di tutti i tempi del Mondiale segnando il gol del sorpasso in semifinale al Brasile sotto gli occhi di Ronaldo… e in finale, conquista anche la Coppa, chiudendo un cerchio lungo dodici anni.

Messi ha visto sfilare via il treno della storia
Messi ha visto sfilare via il treno della storia

134. Non ci siamo dimenticati naturalmente di uno dei leit-motiv di questa rassegna iridata. Messi vs Maradona, un cavallo di battaglia che è venuto spontaneo cavalcare dopo l’eccellente girone eliminatorio disputato dalla “pulga”. Mai il quattro volte Pallone d’Oro aveva avuto un tale approccio ai Mondiali, e si era pensato che la prospettiva di riportare l’Argentina sul tetto del mondo nella tana del Brasile fosse troppo ghiotta per non sfruttarla. E invece, dopo la giocata ammazza-Svizzera nei supplementari degli ottavi, l’asso del Barcellona si è eclissato, sprecando il match-ball col Belgio, facendosi imbrigliare dalla gabbia di Van Gaal in semifinale, ed infine senza prendere per mano la squadra nell’appuntamento decisivo, con tanto di clamorosa occasione fallita a tu per tu con Neuer. L’occasione irripetibile è perduta: in Russia Messi potrà provare di nuovo, con ogni probabilità, a diventare campione del Mondo, ma difficilmente le porte dell’Olimpo, quello vero, dove solo cinque-sei calciatori sono stati finora ammessi, si apriranno per lui.

I media brasiliani possono vendicarsi
I media brasiliani possono vendicarsi

135. All’Argentina lo “scherzetto” di festeggiare al Maracanà non è riuscito davvero d’un soffio. Le occasioni mancate da Higuain, Messi e soprattutto Palacio agiteranno a lungo i sogni dei tifosi dell’albiceleste. Che si erano presentati dall’inizio dei Mondiali con questo irriverente coro verso i rivali di sempre: «Brasil, decime qué se siente; tener en casa a tu papá. Te juro que aunque pasen los años; nunca nos vamos a olvidar… Que el Diego te gambeteó, que Canni te vacunó; que estás llorando desde Italia hasta hoy. A Messi lo vas a ver, la Copa nos va a traer; Maradona es más grande que Pelé» (traduzione “Brasile, dimmi cosa senti ad avere in casa tuo papà / Ti giuro che anche se passano gli anni, non ci dimenticheremo mai / Che Diego ti ha dribblato, che Canni (Caniggia, ndr) ti ha infilzato, che stai piangendo da Italia ’90 / Ora vedrai Messi, la Coppa ci porterà, Maradona è più grande di Pelè“). Un tormentone che i giornali argentini hanno utilizzato anche dopo l’1-7 in semifinale: ovvio che dopo il gol di Gotze, sia arrivata la vendetta…

A Rihanna piace vincere facile
A Rihanna piace vincere facile

136. A proposito di tifo, cosa avrà mai fatto l’Argentina a Rihanna? In semifinale avevamo segnalato come la popstar si fosse schierata in favore degli olandesi, con un esperimento di photoshop riuscito solo in parte. I colori della bella cantante sono cambiati per la finale: presente al Maracanà, Rihanna ha tifato in maniera sfrenata per la Germania, con tanto di festeggiamenti finali con i giocatori. Difficile capire il perché, sono le stranezze della febbre-Mondiale.

"22 men chase a ball for 90 minutes and at the end, the Germans always win.".
“22 men chase a ball for 90 minutes and at the end, the Germans always win.”.

137. Alla fine comunque, ha vinto questo signore qua. Grazie a tutti voi che avete seguito il “Contromondiale” di Storie Fuorigioco! Appuntamento in Russia, dai che tra 1419 giorni ci risiamo!

 

 

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#Contromondiali Fabio Belli

#Contromondiale 19: #Argentina, #Olanda, #Romero, #Mascherano, #Maschefacts, #GermaniaArgentina, #Robben, #SanPaolo, #Fellaini

di Fabio Belli

Argentina – Olanda 4-2 dcr

Entusiasmo popolare sfrenato in Argentina
Entusiasmo popolare sfrenato in Argentina

122. Dal “San Paolo” a… San Paolo: l’Argentina torna a giocarsi il titolo Mondiale a 24 anni di distanza da quello del 1990, e l’avversaria sarà la stessa, la Germania. Corsi e ricorsi continui della storia, visto che dopo quella volta, l’albiceleste non aveva più superato i quarti di finale, e soprattutto non aveva più vinto ai rigori dalla semifinale in Italia che rappresenta uno dei ricordi più amari della storia azzurra. Eliminata nel 2006 proprio dai tedeschi, che anche nel 2010 sono stati giustizieri della squadra allora allenata da Diego Armando Maradona. Germania-Argentina è una delle superclassiche dei Mondiali, e sarà per la terza volta l’atto conclusivo della competizione. Nel 1986 il gol di Burruchaga ha regalato il secondo titolo agli argentini, nel 1990 il rigore di Brehme il terzo ai tedeschi.

La Gazzetta riassume Argentina-Olanda in 5 parole
La Gazzetta riassume Argentina-Olanda in 5 parole

123. E allora come ora, ai rigori è stato decisivo un “underdog”, un portiere che di certo non era atteso tra i protagonisti del ventesimo Mondiale, e che di nome fa Sergio. Per la precisione, Sergio Romero, numero uno della Sampdoria che raccoglie ufficialmente l’eredità di Sergio Goycoechea, che ventiquattro anni fa salvò l’Argentina ai rigori prima nei quarti di finale contro la Jugoslavia, e poi nella sopra citata semifinale contro l’Italia. Stesso nome di battesimo, stesse prodezze dagli undici metri (la parata su Sneijder è stata a dir poco strepitosa), stessa scarsa considerazione alla vigilia: a Buenos Aires sperano solo che la storia dei Mondiali, così circolare e ricca di ricorsi, non nasconda il presagio di un’altra delusione finale.

Romero ripassa prima dell'interrogazione
Romero ripassa prima dell’interrogazione

124. Romero non deve comunque essersi dimenticato gli anni di scuola: durante i rigori è stato “pizzicato” a sbirciare un foglietto nel quale probabilmente c’erano appuntate le abitudini dei rigoristi olandesi. E chissà se le parate su Vlaar e Sneijder non siano state figlie dello studio, più che dell’istinto. Non è la prima volta che un portiere si aiuta con gli appunti: Jens Lehmann nel 2006 aveva ripassato lo stile dei tiratori argentini proprio nello stile di un compito in classe tra i banchi del liceo.

Ancora una delusione per l'Olanda
Ancora una delusione per l’Olanda

125. Dopo lo straordinario spettacolo di Belo Horizonte, a San Paolo si è assistito ad una partita bloccata come forse se ne videro, nella storia recente dei Mondiali, solo nel mondiale italiano, e a tratti in quello americano nel quale però il caldo recitò un ruolo ben più preponderante dei tatticismi di quattro anni prima nel frenare le squadre. Louis Van Gaal ha tagliato fuori Leo Messi, che dopo l’opaca prova contro il Belgio, si è giocato il secondo bonus nella strada verso la storia, mai pericoloso e soffocato dalle asfissianti marcature degli oranje. La partita si è rivelata però un paradossale scontro all’ok corral tra il tecnico olandese e Sabella, che ha rinunciato a sua volta ad esporsi al micidiale contropiede olandese. E il disappunto finale di Robben è quello di chi sapeva di poter in fondo fare di più: e invece la sua sarà l’ennesima generazione di fenomeni olandesi incompiuti.

Mascherano su Robben: una gemma di Brasile 2014
Mascherano su Robben: una gemma di Brasile 2014

126. Un filo conduttore tra le due finaliste è individuabile anche nell’anima delle rispettive zone di centrocampo. Nella storia vittoria della Germania, è riuscito a spiccare Sami Khedira, che ha giganteggiato dopo un inizio di Mondiale difficile. Nella bloccatissima sfida di San Paolo, a parte i balzi di Romero, l’unico gesto atletico da tramandare ai posteri sarà quello di Mascherano che ha salvato un gol fatto di Robben praticamente allo scadere. Un intervento strepitoso, per scelta di tempo e cuore, ciliegina sulla torta di una prestazione maiuscola.

Rimasugli di Argentina – Belgio 1-0

Fellaini come Sansone
Fellaini come Sansone

127. Basta la foto, non servono parole: Marouane Fellaini si è tagliato i capelli! Crolla in borsa l’industria delle parrucche per tifosi: migliaia e migliaia di capi ormai inutilizzabili tra Manchester e Bruxelles.

 

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#Contromondiali Fabio Belli

#Contromondiale 17: #Messi, #Argentina, #Belgio, #Krul, #VanGaal, #Olanda, #Navas, #CostaRica, #Tacconi, #EdWarner, #Colombia

di Fabio Belli

Argentina – Belgio 1-0

Ci sono cose che non cambiano mai...
Ci sono cose che non cambiano mai…

110. Se l’Argentina sta provando a ricalcare Messico ’86, uno scontro con il Belgio non poteva mancare. Allora come ora, Maradona e Messi si sono ritrovati circondati da frotte di Diavoli Rossi, ma la vittoria dell’albiceleste è stata limpida. Per la prima volta però la “pulga” perde il confronto diretto con il mito di riferimento, che dopo aver eliminato da solo gli inglesi, fece il bis con i belgi in semifinale. La giocata che ha innescato il gol decisivo di Higuain è stata pregevole, ma stavolta il fenomeno del Barcellona è apparso un po’ affaticato dallo strapotere fisico degli avversari. L’Argentina torna comunque tra le prime quattro di un Mondiale dopo 24 anni: dopo Italia ’90, i quarti di finale si erano sempre rivelati un tabù.

Olanda – Costa Rica 4-3 dcr

La Mossa di Van Gaal
La Mossa di Van Gaal

111. Parlando di maledizioni, l’Olanda ha sudato freddo pensando a cosa era accaduto a tutte le squadre che nelle ultime quattro edizioni avevano eliminato il Messico negli ottavi di finale. Germania nel ’98, Stati Uniti nel 2002 e Argentina nel 2006 e nel 2010 erano sempre finite fuori ai quarti. Con tre legni, due dei quali al termine dei tempi regolamentari e supplementari, gli orange hanno iniziato a temere il peggio. A risolvere le cose ci ha pensato un’incredibile mossa di Louis Van Gaal…

Il Bullo Krul in azione
Il Bullo Krul in azione

112. … che prima dei penalty, ha sostituito Cillessen con Tim Krul, portiere del Newcastle, due soli rigori parati in carriera, nessuno nell’ultima stagione in Premier League su cinque tiri dal dischetto subiti. Mossa dunque psicologica? Forse, anche se Cillessen ha uno score in carriera anche peggiore sui rigori rispetto a Krul. Mai un portiere nella storia dei Mondiali era stato inserito appositamente per i rigori, mai l’Olanda aveva passato il turno non solo ai penalty, ma neanche dopo essere andata ai supplementari. Tutte “maledizioni” sfatate (compresa quella messicana di cui sopra…) dalla sfrontatezza di Van Gaal e del suo portiere di riserva, che assai poco elegantemente ha redarguito gli avversari prima di ogni tiro. Alla fine il “bullo” Krul ne ha neutralizzati due, garantendo un posto all’Olanda in semifinale, e a sé stesso nella storia.

Oltre a Krul, anche Tacconi poteva essere come Ed Warner
Oltre a Krul, anche Tacconi poteva essere come Ed Warner

113. A memoria d’uomo, l’unico portiere mai inserito appositamente per parare rigori in una partita di fase finale è stato Ed Warner nella semifinale con la Flynet. Peccato si trattasse del cartone animato “Holly e Benji”, ma spesso la realtà supera la fantasia. A molti però sarà anche venuta in mente una calda serata italiana al San Paolo di Napoli, quando gli azzurri non riuscirono a piegare le resistenze dell’Argentina. Ai rigori, in quella semifinale Mondiale, mezza Italia invocò l’ingresso di Stefano Tacconi al posto di Walter Zenga, all’epoca miglior portiere del mondo, ma che non godeva di fama di para-rigori. Scelta troppo anticonvenzionale per Azeglio Vicini, e le cose andarono come sappiamo. Chissà, se anche allora ci fosse stato Van Gaal…

Nonostante l'eliminazione, Keylor Navas è stato una stella di Brasile 2014
Nonostante l’eliminazione, Keylor Navas è stato una stella di Brasile 2014

114. Di sicuro i portieri a Brasile 2014 hanno recitato la parte del leone. Krul ha rubato la scena, ma nella serata dell’Arena Fonte Nova di Salvador di Bahia, Keylor Navas si è confermato un gigante. Al pari dello statunitense Howard, il numero uno della Costa Rica e del Levante (dove è stato segnalato come miglior portiere della Liga Spagnola) si è esibito in una serie di salvataggi al limite del possibile. A ventisette anni, potrebbe avere la maturità e l’esperienza giusta per giocarsi una carta importante nella sua carriera: vedremo se il mercato risponderà alle sue acrobazie tra i pali.

Rihanna tifa Olanda e si vede
Rihanna tifa Olanda e si vede

115. Abbiamo già segnalato come l’Olanda sia stata accompagnata da tanta bellezza nella sua avventura Mondiale finora. Al bullo Krul si aggiungono le pupe locali, ma non solo: prima della partita contro la Costa Rica si è schierata anche la popstar Rihanna, in uno scatto apprezzatissimo nella posa e nel soggetto come testimoniato dalle reazioni dei tifosi su Twitter, ma che non passerà certo alla storia tra i capolavori di photoshop…

 

Rimasugli di Brasile – Colombia 2-1

I media colombiani invitano alla moderazione
I media colombiani invitano alla moderazione

116. Spesso in Italia ci lamentiamo dell’immaturità e del vittimismo dell’ambiente calcio. Anche dopo l’ultima eliminazione, ancora fresca nei cuori e nelle menti dei tifosi azzurri, nonostante l’espulsione di Marchisio che appare ancora ingiustificabile, e il morso di Suàrez a Chiellini non visto, la stampa ha esortato a non scaricare, o almeno non farlo del tutto, la responsabilità delle scadenti prestazioni dell’Italia sull’arbitro. Bisogna ricordarsi però che tutto il mondo è paese, e nel leggere come i giornali colombiani hanno reagito all’arbitraggio dello spagnolo Carlos Velasco Carballo nel quarto di finale contro il Brasile, allora sembra evidente che c’è sempre chi prende le brutte notizie in maniera peggiore di qualcun altro.

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#Contromondiali Fabio Belli

#Contromondiale 15: #Papastathopoulos, #CostaRica, #Griezmann, #Lineker, #Germania, #Argentina, #Papa, #Fantino, #USA, #Howard

di Fabio Belli

Costa Rica – Grecia 5-3 dcr

La folla oceanica a San José in Costa Rica...
La folla oceanica a San José in Costa Rica…

93. Chi era il più duro a morire? Tra Costa Rica e Grecia bisognava capire solo quello: per il resto tanti punti in comune, dall’incredibile entusiasmo popolare di due Nazioni relativamente piccole, alla storica prima volta ai quarti di finale, per qualunque squadra avesse superato l’ostacolo. Ce l’hanno fatta i Ticos, che in dieci e dopo aver incassato il gol di Papastathopoulos (diventato il giocatore col cognome più lungo ad aver segnato in un Mondiale) ed essere rimasti in dieci, hanno resistito fino ai calci di rigore, proprio quando la Grecia sembrava pronta a confezionare l’ennesimo miracolo. Ed è andata bene.

E quella oceanica allo stadio Panathinaikon di Atene
… e quella allo stadio Panathinaikon di Atene

94. Il calcio riesce a regalare comunque impennate d’orgoglio incredibili: dopo anni di incubi legati alla crisi economica e all’instabilità politica, la Grecia ha accarezzato il sogno del 2004. La notte della vittoria contro la Costa D’Avorio resterà comunque negli annali, così come il tifo dello stadio Panathinaikon, punto di ritrovo per i tifosi ellenici, fermati nel loro sogno da altri piccoli giganti.

Francia – Nigeria 2-0

Con Griezmann in campo è tutta un'altra Francia
Con Griezmann in campo è tutta un’altra Francia

95. I francesi sono così: la “grandeur” appartiene loro per diritto divino, ma solo quando partono a fari spenti, fatta eccezione il Mondiale giocato in casa nel 1998 in cui c’era tutto un intero apparato a sostenerli, riescono a far bene. Contro la Nigeria però la partita è cambiata radicalmente al momento dell’ingresso di un giocatore che entra di diritto nella nostra ormai lunga lista della spesa dei sogni impossibili. Stiamo parlando di Antoine Griezmann, ala guizzante classe ’91 che alla Real Sociedad in Spagna va già per le duecento presenze. In una squadra orfana a sorpresa di Ribery proprio alla vigilia della partenza per il Brasile, la sua presenza ha acceso i tifosi, letteralmente innamorati delle sue invenzioni e accelerazioni. Un giocatore così o si ama o si ama (e già in moltissimi lo conoscevano e lo ammiravano prima del Mondiale), a parte struggersi in quegli inevitabili black out che fanno parte integrante del Talento. Se riuscirà ad irretire anche i tedeschi, sarà davvero nata una (altra) stella.

Germania – Algeria 2-1 dts

La "sentenza" di Gary Lineker
La “sentenza” di Gary Lineker

96. “E alla fine vincono i tedeschi” è una delle citazioni più utilizzate nel calcio. La paternità è di Gary Lineker, che l’ha rilanciata su Twitter anche dopo Germania-Algeria. Da tipico umorista inglese, oltre che da grande attaccante, nella frase di Lineker c’è tutta la verità su una squadra che alle fasi decisive dei Mondiali arriva immancabilmente, ma anche il veleno verso chi, a dispetto delle tante semifinali e finali giocate, ha alzato la Coppa meno volte di quanto sarebbe lecito aspettarsi. L’Algeria non si è vendicata del 1982, ma i tedeschi così in crisi non si vedevano da Euro 2004. Manca brillantezza e l’impressione è che diversi uomini chiave siano arrivati in Brasile con la lingua di fuori. Occhio però, perché i tedeschi si presentano tra le prime otto senza aver speso chissà quali energie: se si tratti di una squadra senza brio, o pronta ad esplodere la sua potenza, ce lo dirà la Francia.

97. Lineker in rete ha anche ironizzato sulla punizione alla fine dei tempi regolamentari che ha visto uno degli assi di questo Mondiale, Thomas Muller, ruzzolare a terra cercando di mettere in pratica un improbabile schema. L’ex attaccante della Nazionale inglese ha ironizzato parlando di “inefficienza tedesca”: di certo un momento divertente ma inusuale per la Germania: chi l’ha interpretato come un cattivo presagio, si è però immediatamente ricreduto dopo i gol nei supplementari di Schurrle e Ozil che hanno messo in cassaforte la qualificazione ai quarti di finale

Argentina – Svizzera 1-0 dts

98. “Hey brasilenos… Tenemos el cul del campeon!”: Alejandro Fantino di Radio La Red è una delle voci più amate in Argentina per ascoltare le imprese della Nazionale. Il suo delirio alla fine della partita contro la Svizzera è stato doppio. Al gol di Di Maria ovviamente, innescato dal solito incredibile Messi, che in silenzio sta scrivendo una leggenda in questo Mondiale, che come abbiamo detto potrà essere tramandata solo se verrà scritta fino all’ultima parola. Ma Fantino al palo da pochi centimetri colpito da Dzemaili, che avrebbe regalato agli elvetici i rigori, è andato in delirio: il pensiero è andato al palo di Pinilla in Brasile-Cile, e alla dea bendata che sembra voler pilotare quella che in Sudamerica sarebbe la finale delle finali, così come in Europa lo è Italia-Germania (d’altronde, sul piatto ci sono sette titoli mondiali da una parte e sette dall’altra). Per essere campioni, ci vuole testa, ci vuole cuore, ma Fantino docet, il culo non deve mancare mai.

Papa vs. Guardie Svizzere agli ottavi di finale
Papa vs. Guardie Svizzere agli ottavi di finale

99. Ovviamente una partita nella partita si è giocata in Vaticano, conoscendo la passione di Papa Francesco per il calcio, e considerando la presenza delle Guardie Svizzere. Le vignette hanno provato ad ironizzare sul clima nelle stanze papali, di certo si sa che Bergoglio è stato il primo a “stuzzicare” simpaticamente le Guardie sul grande match. Potere dei Mondiali, e sul già citato palo di Dzemaili, forse a proteggere l’argentina è calata per l’ennesima volta la “Mano de Dios”.

Belgio – Stati Uniti 2-1 dts

Howard: per lui i Mondiali sono finiti, ma nel futuro le prospettive non mancano
Howard: per lui i Mondiali sono finiti, ma nel futuro le prospettive non mancano

100. Gli Americani ormai hanno tutto per primeggiare nel calcio. Tranne una cosa: la squadra. Paradossale, ironica, amara verità per Jurgen Klinsmann, che contro il Belgio ha visto i suoi dare tutto, ma soccombere inevitabilmente quando Wilmots si è deciso ad inserire Lukaku, col CT belga che per l’ennesima volta si vede salvato da chi aveva lasciato in panchina. E’ anche vero che senza Howard in porta, l’epilogo sarebbe arrivato prima. Negli Stati Uniti ormai avvolti dal rito festoso dei Mondiali come mai era avvenuto finora per il soccer, si è arrivati a proporre il portiere dell’Everton come candidato alle prossime presidenziali, erede di padri della patria come Abraham Lincoln.

Samuel L. Jackson versione ultras
Samuel L. Jackson versione ultras

101. Avendo già citato l’appoggio delle star dello spettacolo a stelle e strisce alla Nazionale, non possiamo esimerci dal mostrare il tweet di un mostro sacro come Samuel L. Jackson. Agli USA è andata male anche stavolta, ma a vedere il Cowboys Stadium in Texas strapieno di gente per il soccer, l’impressione è che le cose si stiano davvero muovendo, dopo un’attesa quasi quarantennale, anche da quelle parti.

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#Contromondiali Fabio Belli

#Contromondiale 14: #ottavi, #Brasile, #Cile, #JulioCesar, #Ames, #Colombia, #Ochoa, #Hupolland

di Fabio Belli

Brasile – Cile 1-1 dts (4-3 dcr)

Brasile, aiuti dall'"alto"?
Brasile, aiuti dall'”alto”?

87. Se la traversa di Pinilla all’ultimo minuto dei tempi supplementari fosse entrata, come l’avremmo chiamato? “Mineirazo”? Di sicuro lo spettro del “Maracanazo” i padroni di casa potranno scrollarselo di dosso solo vincendo il Mondiale; d’altra parte, sin dalla partita contro la Croazia, c’è “qualcosa”, una forza ineluttabile, che sembra voler tenere in gioco i padroni di casa. L’arbitraggio di Webb è stato perfetto, stavolta sono stati i legni ed uno strepitoso Julio Cesar a tenere in vita la Selecao e a buttare fuori il Cile di Sampaoli, per organizzazione tattica forse la più bella realtà di Brasile 2014.

 

La resurrezione di Julio Cesar
La resurrezione di Julio Cesar

88. Già, Julio Cesar: togliersi sassolini dalle scarpe prima della fine di una competizione è sempre pericoloso, ma il portiere che con l’Inter ha messo in fila 14 trofei, dopo aver compiuto cose davvero grandi contro il Cile, si è lasciato andare ad un pianto liberatorio. Metà per quello che ha passato, metà per quello che sta passando: la pressione di ritrovarsi fuori squadra nel Queens Park Rangers, ed allenarsi da solo al parco e implorare un prestito al Toronto per giocare in vista dei Mondiali; e quella dovuta agli occhi addosso di una nazione intera, che sogna solo di mettersi alle spalle quella parola, sempre e solo quella parola: “Maracanazo”.

Colombia – Uruguay 2-0

"Ames" eroe nazionale in Colombia
“Ames” eroe nazionale in Colombia

89. Si chiama James Rodriguez, ma tutti lo chiamano “Ames”, perché la J alla spagnola diventa muta. Nulla a che vedere con James Bond, ma questo nuovo idolo latino è da tempo noto a chi segue il calcio. E conosce la qualità degli osservatori del Porto nello scovare talenti in Sudamerica. Di sicuro chi “Ames” l’ha scoperto ai Mondiali è arrivato davvero tardi, considerando che su di lui si sono già riversati i rubli del Monaco, dove ha già sfornato nell’ultima stagione gol e soprattutto assist a ripetizione. Di sicuro, mai come in questi Mondiali Rodriguez ha trovato la continuità del fuoriclasse vero. Con quello di Van Persie alla Spagna e quello dell’australiano Cahill all’Olanda, la sua bordata infilatasi tra la mano tesa di Muslera e la traversa irrompe sul podio dei gol più belli di Brasile 2014. E tra Neymar, Messi, Robben e Muller, “Ames” è pronto a giocarsi la palma di stella del Mùndial.

Campioni in salsa "Come Eravamo"
Campioni in salsa “Come Eravamo”

90. L’Uruguay di Tabarez ha ceduto invece a un certo tremendismo. Dopo la vittoria contro l’Italia, la difesa di Suàrez è andata oltre il buonsenso, e questo non ha giocato all’ambiente, oltre che a una squadra appesantita dal ritorno di un Forlan non più proponibile a certi livelli. Addirittura al Maracanà era stato provato a vietare l’ingresso di tifosi con la maglia del “pistolero” del Liverpool: misura forse eccessiva. La squalifica di nove partite, e soprattutto il divieto di accesso per quattro mesi alle manifestazioni sportive di qualsiasi tipo (una sorta di “Daspo” internazionale) restano una punizione esemplare, ma inevitabile per tanta recidività. E l’umorismo della rete nel frattempo impazza…

Olanda – Messico 2-1

C'è qualcosa che ci spinge a simpatizzare per l'Olanda...
C’è qualcosa che ci spinge a simpatizzare per l’Olanda…

91. Così come il Brasile, anche l’Olanda sembra sospinta da una forza di galleggiamento che la riporta a galla nei momenti difficili. Il secondo tempo contro la Spagna è stato un autentico capolavoro, contro Australia e Messico invece Van Gaal ha trovato la giocata giusta al momento giusto. Stavolta, a salvare la baracca è stato il redivivo Sneijder, colpevole la difesa messicana a non serrare le fila proprio nei minuti finali dopo il gol di Giovani Dos Santos, ma una “stecca” così il dieci olandese non la tirava dai tempi nerazzurri. Nel frattempo, l’Olanda sembra aver già vinto il Mondiale delle bellezze allo stadio, e delle tifose in generale. Difficile non simpatizzare per gli orange, con tali supporters..

Mexico power!
Mexico power!

92. Va detto che col Messico il Mondiale perde una vagonata di protagonisti. Dal piojo Herrera in panchina, all’incredibile Ochoa che anche stavolta si è esibito in parate al limite del possibile. Svincolato, il portiere messicano è stato al centro di un appello di un tifoso dell’Ajaccio, in Francia, che per trattenerlo ha messo ufficialmente in vendita casa… e tutta la famiglia. Il Messico oltre che squadra simpatia (la campagna “peperoncini messicani vs. arance” ha scatenato moltissimi sorrisi su Twitter) ha dimostrato di essere anche organizzato e ben orchestrato da Herrera. Gli affondi di Robben hanno fatto cedere gli argini sul più bello: e il tabù ottavi di finale persiste per la “Tri”, fuori subito dopo la fase a gironi per il settimo anno consecutivo.

 

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#Contromondiali Fabio Belli

#Contromondiale 12: #Messi, #Argentina, #Elio, #Agbonavbare, #Nigeria, #Svizzera, #Ecuador, #NYPost, #Chiellini, #Suarez

di Fabio Belli

Nigeria – Argentina 2-3

Messi sempre più leader dell'Albiceleste
Messi sempre più leader dell’Albiceleste

73. Il racconto di Brasile 2014 in tante mini-storie aiuta anche ad evitare una certa ripetitività. La presenza costante di Leo Messi suggerisce qualcosa: il Mondiale della “pulga” sembra lava di un vulcano in ebollizione: contro la Nigeria è arrivata anche la doppietta, quattro gol in tre partite, ed Argentina a punteggio pieno che dai tempi di Maradona, non aveva in squadra un leader così netto e definito. Anche il CT Sabella si è piegato alla “Messidipendenza”, e a certe dichiarazioni non manca mai il beneplacito dello spogliatoio. Uno per tutti, tutti per Messi: è il bello viene ora, perché il fuoriclasse del Barcellona sa che basta un solo passo falso per smentire quanto fatto vedere finora.

Agbonavbaré, da mito nigeriano celebrato da Elio, a facchino
Agbonavbaré, da mito nigeriano celebrato da Elio, a facchino

74. Esattamente venti anni fa, Elio e le Storie Tese cantavano in un memorabile pezzo dedicato ad USA ’94: “Se Agbonavbaré difenderà la propria porta nei mondiali di calcio americani, forse la Nigeria vincerà questi famosi campionati di calcio mondiali americani”. Agbonavbaré quei Mondiali neanche li giocò, sopravanzato nelle gerarchie dal portiere-Principe Peter Rufai. Una bella storia, anche perché dopo essersi visto soffiato il posto da un nobile, Agbonavbaré si è ritrovato a fare l’operaio, per la precisione il facchino; ci torneremo su. Ma quella squadra che si inchinò a Roberto Baggio agli ottavi di finale, negli anni novanta fu considerata la prima squadra africana in grado di godere di favori e attese nei pronostici: una generazione che tra Usa ’94 e Francia ’98, fu anche accompagnata da giovani che nella Olimpiadi del 1996 regalarono al calcio africano il primo grande alloro internazionale della sua storia. Tutto questo per dire che a distanza di venti anni, è ancora la scuola nigeriana la più efficace del continente nero, soprattutto di quello sub-sahariano. E anche contro l’Argentina la squadra di Keshi si è dimostrata all’altezza: lunedì contro la Francia a Brasilia, ci sarà da fare la storia.

Bosnia – Iran 3-1

Il derby di Teheran, uno dei più sentiti al mondo
Il derby di Teheran, uno dei più sentiti al mondo

75. Ai narratori di calcio, dispiace che l’Iran non sia riuscito a lasciare un vero segno in Brasile. La Nazionale persiana è arrivata ai Mondiali in uno stato di grande crisi economica, tanto che la federazione locale ha vietato (facendo uno strappo per quella di Messi) lo scambio delle maglie tra giocatori: ognuno aveva la sua, e doveva bastare per tutto il Mondiale. Non è bastato affidarsi ad un uomo di mondo come Carlos Queiroz in panchina, ex Real Madrid e soprattutto discepolo di Sir Alex Ferguson al Manchester United, per un gruppo composto soprattutto da giocatori impegnati nel campionato locale. Il calcio in Iran è uno sport sempre più apprezzato, in uno degli stati dall’età media più giovane del mondo, ed il derby tra Persepolis ed Esteghlal a Teheran è diventato uno dei più sentiti del mondo. Tante storie che non hanno però trovato uno sbocco effettivo sul campo.

Honduras – Svizzera 0-3

Puro umorismo svizzero
Puro umorismo svizzero

 

76. Il cammino della Svizzera nella prima fase del Mondiale dice in realtà molto più qualcosa della Francia che degli elvetici. Che contro l’Honduras si sono dimostrati pratici ed efficaci: il fatto di aver subito un rovescio così pesante contro la squadra di Deschamps, è forse indice di una forza dei transalpini che in molti avevano sottovalutato. In Svizzera intanto, l’umorismo per un paese ligio alle regole e abituato all’autarchia, si è scatenato sul fatto che i tifosi di tutti i cantoni per festeggiare gli ottavi hanno dovuto avere un occhio di riguardo al match degli odiati francesi contro l’Ecuador. Pericolo scampato, anche se ora l’Argentina appare come una montagna molto alta da scalare negli ottavi.

Ecuador – Francia 0-0

All'Ecuador non è mancato il calore sugli spalti
All’Ecuador non è mancato il calore sugli spalti

77. In attesa degli Stati Uniti, Brasile 2014 si è rivelata finora un’edizione trionfale per le americane, del Nord, del Centro e del Sud. Hanno fatto eccezione le due formazioni del girone F: e se sull’Honduras i pronostici erano impietosi già alla vigilia, ci si poteva attendere qualcosa di più dall’Ecuador, che di fatto si ritrova fuori per una scelleratezza contro la Svizzera, praticamente a tempo scaduto, nella prima partita. Un vero peccato, col Mondiale che perde un vero protagonista (Enner Valencia) ed una squadra arcigna ma molto vivace ed organizzata. In dieci contro i “bleus” e sostenuti da un coloratissimo tifo, l’Ecuador ha cercato la qualificazione fino all’ultimo: ma il Mondiale non perdona le ingenuità.

Rimasugli di Italia – Uruguay 0-1

78. E il premio per la miglior prima pagina sul caso Suarez-Chiellini va… al New York Post!

Miglior prima pagina Suarez-Chiellini al New York Post
Miglior prima pagina Suarez-Chiellini al New York Post

 

 

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#Contromondiali Fabio Belli

#Contromondiale 10: #Belgio, #Neymar, #CR7, #USA, #Herrera, #Eto’o, #NorthKorea, #Sheldon, #HupHolland, #Spagna

di Fabio Belli

Belgio – Russia 1-0

Il Belgio è bello perché è vario
Il Belgio è bello perché è vario

57. I Diavoli Rossi stanno vincendo e rispettando il pronostico della vigilia, ma a modo loro. Quello tra Belgio e Olanda è uno dei derby più antichi d’Europa, ma le filosofie di gioco della due Nazionali sono sempre state (soprattutto dagli anni ’70 in poi) molto differenti. Cinico, pratico ed essenziale il Belgio, spesso travolgente, esaltante e un po’ sciupona l’Olanda. Il carico di talenti con cui la squadra di Wilmots si è presentata in Brasile quest’anno, non ha cambiato questa tendenza. Ciò che è diverso, e ne avevamo già parlato, è il carico di entusiasmo con cui i tifosi in patria stanno seguendo Fellaini e compagni. Gli ottavi sono conquistati, ma il sogno è emulare gli eroi di Messico ’86, quarti.

Corea del Sud – Algeria 2-4

Tutti tifano Algeria!
Tutti tifano Algeria!

58. Ci agganciamo perfettamente all’argomento “migliori prestazioni” e all’argomento “derby”. Nel primo caso, l’Algeria che si giocherà la qualificazione contro la Russia, se non avesse mostrato lacune in difesa piuttosto importanti, potrebbe pensare di superare la squadra del 1982, che stupì il mondo battendo la Germania Ovest poi finalista, per poi ritrovarsi esclusa a causa di un atteggiamento abbastanza “permissivo” degli austriaci nei confronti degli stessi tedeschi nell’ultimo match del girone. Nel secondo caso, la Corea del Sud ha attirato il tifo contrario dei cugini del Nord: ha fatto il giro del mondo la foto di Kim Jong Un con tanto di sciarpa dell’Algeria. Quella fra i dittatori e il calcio è una storia che dura da molti anni, e visto che la Corea del Nord non si è qualificata, Kim Jong Un si è lasciato andare ad una botta di “Schadenfreude”.

Stati Uniti – Portogallo 2-2

Anche Sheldon dice "U-S-A!"
Anche Sheldon dice “U-S-A!”

59. Una delle più belle partite di un Mondiale fin qui prodigo di spettacolo. Il “Team USA” di Klinsmann è andato ad un passo da una clamorosa qualificazione anticipata agli ottavi. Il gol di Varela di un Portogallo sovrastato nel secondo tempo ha rovinato tutto, ma complice anche il fuso orario finalmente favorevole (non succedeva dal Mondiale giocato in casa) il seguito verso Dempsey (ancora in gol!) e compagni sta raggiungendo livelli da record. Le star del cinema e delle serie televisive americane si accodano ad un sostegno fin qui riservato solo agli assi del football e del basket. Jim Parsons, alias Sheldon Cooper di Big Bang Theory, ha manifestato tutto il suo tifo per gli Stati Uniti ai Mondiali, e la CBS ha dedicato uno speciale a come le sue stelle stanno seguendo Brasile 2014.

60. Messi vs. Ronaldo 2-0. Il campo dice impietosamente questo, con l’Argentina già agli ottavi ed il Portogallo a rischio di una clamorosa eliminazione al primo turno. Questo nonostante il Pallone d’Oro contro gli USA abbia regalato magie che contro la Germania non si erano viste. L’assist finale per Varela, straordinario, ma soprattutto il numero nel primo tempo, forse la giocata individuale più bella del Mondiale fino a questo momento, escludendo i gol che meritano sempre un discorso a parte, e che CR7 finora non ha ancora trovato in Sudamerica.

Australia – Spagna 0-3

Bacheca spagnola
Bacheca spagnola

61. Nella formula dei Mondiali, arrivare alla terza della partita del girone con una sfida tra due squadre già eliminate è un evento raro ma possibile. Il fatto che in questa malinconica passerella siano coinvolti i Campioni del Mondo è decisamente più inusuale: la Spagna ha salvato la faccia, ma il biglietto di ritorno era già in tasca per Casillas e compagni. Analizzare il declino di una squadra che ha fatto epoca è ancora più difficile che individuarne le ragioni del successo. Sicuramente Casillas negli ultimi sei anni aveva salvato delle partite, piuttosto che comprometterle; sicuramente l’ascesa di Piqué si è arrestata, e la mancanza di un leader come Puyol in difesa è tangibile. Sicuramente un giocatore come Xavi, non per niente pronto alla partenza verso lande arabe, non nascerà di nuovo facilmente, e il fatto che la squadra che ha vinto tutto senza centravanti, si sia inceppata all’arrivo di Diego Costa, sicuramente non è un caso. Ma è sicura anche la gratitudine di un paese che ha visto le Furie Rosse superare un complesso secolare proprio grazie a questi eroi al crepuscolo. L’ironia, che in questi casi ci sta, è arrivata prevalentemente dall’estero…

Olanda – Cile 2-0

Ricette espresse olandesi
Ricette espresse olandesi

62. Arjen Robben è sempre stato uno strano tipo di calciatore: i mezzi per diventare il più forte li ha sempre avuti. Il magnetismo glamour di Ronaldo e la continuità di Messi no, né la cattiveria di un Ibrahimovic. Complici anche gli infortuni che raramente lo hanno lasciato in pace. Quando è stato bene, sia al Bayern Monaco che in Nazionale, ha dimostrato però di poter cambiare da solo il volto delle partite. Qualcuno gli ha sempre rimproverato un pizzico di egoismo, e di imprecisione sotto porta: conto il Cile, da assist-man, ha dimostrato che un’Olanda arrivata in sordina in Brasile, può sognare la vendetta, quando in Sudafrica proprio Robben vide il sogno di un’intera Nazione infrangersi di fronte a Casillas.

Camerun – Brasile 1-4

Neymar, uomo in più del Brasile nella fase a gironi
Neymar, uomo in più del Brasile nella fase a gironi

63. E se tra i due litiganti fosse il terzo a godere? Nella grande attesa Mondiale della sfida a distanza tra Messi e Ronaldo, nessuno ha forse considerato che Neymar può contare su una spinta popolare senza precedenti. Il mondo si emoziona nel sentire tutto lo stadio, prima delle partite della Selecao, cantare la seconda strofa dell’inno senza l’accompagnamento musicale. E Neymar è finora protagonista di una squadra non del tutto convincente, ma capace di mandare già quattro volte in gol l’asso del Barcellona, che sembra particolarmente forgiato dall’anno, duro, trascorso in Europa. Dagli ottavi e dal Cile, il gioco si farà duro: vedremo se Neymar sarà già in grado di giocare: l’occasione di un Mondiale da vincere da eroe, in casa, di sicuro non capiterà più.

Eto'o: il peso degli anni, della responsabilità, e forse della ricchezza
Eto’o: il peso degli anni, della responsabilità, e forse della ricchezza

64. Nel cuore di tifosi ed appassionati, il Camerun del 1990 resta la squadra africana più bella ed amata mai passata in un Campionato del Mondo. Roger Milla, Thomas N’Kono, e la cavalcata fino agli spettacolari quarti di finale perduti contro l’Inghilterra. Per questo, quanto messo in mostra dai “Leoni Indomabili” in Brasile è stato un qualcosa di malinconico. Dalla stucchevole lite sui premi, ironica per una squadra incapace di raccogliere anche solo un punto del girone, a Samuel Eto’o chiuso in una gabbia dorata, infortunato e incapace di lasciare un vero segno in un Mondiale. Della squadra di 24 anni fa capace di contagiare con allegria ed entusiasmo chiunque la guardasse, nemmeno l’ombra.

Croazia – Messico 1-3

Hector Herrera, il caudillo messicano
Hector Herrera, il caudillo messicano

65. Comunque vada a finire, questo è stato l’anno delle forte personalità in panchina, i “caudillos” capaci di portare outsider alla vittoria. Diego Simeone all’Atletico Madrid ne è l’esempio più lampante, ma anche il “Piojo” Hector Herrera, corpulento e sanguigno CT del Messico, non si sta rivelando da meno. Le sue sfrenate esultanze stanno diventando letteralmente di culto, e chissà se l’organizzazione trovata non possa portare il “Tri” (che ancora deve subire un solo gol) dove non è mai ancora arrivato finora.

 

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#Contromondiali Fabio Belli

#Contromondiale 09: #Klose, #Record, #Ronaldo, #Argentina, #Messi, #Maradona, #Genio, #Nigeria, #Africa, #Bosnia, #Zico

di Fabio Belli

Argentina – Iran 1-0

Quello che per gli altri è impossibile, per Messi è...
Quello che per gli altri è impossibile, per Messi è…

53. Una montagna va scalata un passo alla volta, e Leo Messi stavolta sembra fare davvero sul serio. Già il gol contro la Bosnia aveva fatto pensare a un approccio diverso della “pulga” all’unica competizione che davvero può dargli l’immortalità calcistica, cioè il Mondiale. Contro l’Iran, la sua magia è stata per giunta risolutrice, in un match che l’albiceleste ha rischiato a più riprese di perdere. Di sicuro, la preoccupazione per quanto espresso dalla squadra c’è, l’Argentina sembra troppo sbilanciata in avanti, tanta qualità in alcuni reparti, ma poca in altri. ci sono però anche tante analogie con Messico ’86 e con Maradona, soprattutto relativamente al fatto che un solo giocatore, quello considerato il più forte al mondo, possa cambiare le sorti di tutta la squadra. E risolvendo facilmente situazioni apparentemente impossibili.

Germania – Ghana 2-2

Klose nella storia dei Mondiali e del calcio
Klose nella storia dei Mondiali e del calcio

 

I quattro Mondiali del Mito
I quattro Mondiali del Mito

54. La storia del giorno, e non può essere altrimenti, è quella relativa a Miroslav Klose, a segno e capace di salvare i tedeschi da una inaspettata sconfitta, contro un Ghana sovrastante atleticamente, ma troppo ingenuo in difesa. 15 gol in quattro diversi Mondiali, che gli valgono per ora la palma, a braccetto con Ronaldo, di miglior marcatore della storia dei Campionati del Mondo. Per il centravanti della Lazio, più che un onore si tratta di un logico epilogo in una carriere in ci il feeling con i Mondiali è sempre stato massimo. A partire da Giappone-Corea 2002, quando si rivelò al mondo a suon di gol, trascinando una Germania rinnovata dopo il fiasco di Euro 2000 alla finalissima. Con un secondo e due terzi posti, ed una carriera da 303 reti tra club e Nazionale, il ragazzino partito da Opole, in Polonia, è diventato una leggenda per la Germania, per la quale resta il miglior marcatore di tutti i tempi, dopo il sorpasso a sua volta storico su Gerd Muller. Tra i miti del Mondiale, ora è nell’Olimpo.

Nigeria – Bosnia 1-0

Nigeria, speranza africana
Nigeria, speranza africana

55. La prima volta può essere indimenticabile, ma in altri casi tradisce. A dispetto di una squadra ricca di talenti ed individualità (Dzeko, Lulic, Pjanic, Ibisevic) ed il grande cammino nelle qualificazioni, la Bosnia saluta anticipatamente la compagnia. Può sperare nella qualificazione, con grandi aspettative a questo punto, una Nigeria che negli ultimi due anni viene sistematicamente snobbata dagli addetti ai lavori, ma che dalla vittoria in Coppa d’Africa, difficilmente ha sbagliato colpi. Concreta, quadrata e soprattutto difensivamente organizzata, la squadra di Keshi ora deve capitalizzare contro l’Argentina quanto seminato nelle prime due partite. Il calcio africano aspetta ancora la squadra capace di piazzare un vero exploit: i quarti di finale raggiunti dal Camerun nel 1990, dal Senegal nel 2002 e dal Ghana nel 2010 non rappresentano più un risultato in linea con l’enorme popolarità del football nel continente nero.

Rimasugli di Svizzera – Francia 2-5

56. Sul gol annullato a fil di sirena di Benzema: una situazione più simile alla pallanuoto e al basket che al calcio, ma che proprio ai Mondiali trova un illustre precedente. Nel 1978, Brasile-Svezia 1-1, Zico segna all’ultimo secondo il gol della vittoria per la Selecao, ma l’arbitro fischia mentre viene battuto il calcio d’angolo.  E senza concedere il recupero: al contrario del gol francese però, quello avrebbe regalato la vittoria ai verdeoro: una beffa mica male…

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#Contromondiali Fabio Belli

#Contromondiale 04: #Pepe, #Testata, #Müller, #Mehrdad, #GolVeloce, #USA, #CR7, #Messi, #Beckerman #Stoke

di Fabio Belli

Argentina – Bosnia 2-1

Messi si è presentato al Maracanà con un capolavoro
Messi si è presentato al Maracanà con un capolavoro

20. Che sia un segno del destino? Nei precedenti due Mondiali disputati, Messi aveva finora realizzato solamente un gol. La partita contro la Bosnia in verità è stata abbastanza pigra per il fenomeno argentino, ma il gol del momentaneo 2-0 è stato un autentico capolavoro, probabilmente con quello di Van Persie, il più bello della competizione fino a questo momento. E per di più, segnato al Maracanà, dove gli “hinchas” argentini si sono riversati in massa, facendo sentire praticamente a casa l’albiceleste. Leo sa che questa del Mondiale brasiliano è la montagna che deve scalare per entrare nella storia, e soprattutto vincere l’eterno confronto con un certo Diego Armando Maradona. Il primo passo, in barba agli scettici, è stato compiuto.

Germania – Portogallo 4-0

La testata di Pepe a Muller in versione Lego
La testata di Pepe a Muller in versione Lego

21. All’elenco delle “testate famose” si aggiunge quella di Pepe a Thomas Müller. Tutt’altro fascino, e soprattutto tutt’altra potenza rispetto alla testata per eccellenza, quella rifilata da Zinedine Zidane a Marco Materazzi nella finale del 2006. Ma tant’é: è bastata l’intenzione, ed il gesto ha fatto già il giro del mondo, tanto da meritarsi già una rappresentazione con i celeberrimi mattoncini lego. Il colpo non ha di certo influito sulle capacità di Müller, che ha realizzato la prima tripletta di Brasile 2014.

La stampa portoghese non usa giri di parole
La stampa portoghese non usa giri di parole

22. A onor del vero, la testata di Pepe ha scatenato una serie di polemiche sull’arbitraggio del serbo Milorad Mazic, inflessibile con i lusitani e con Pepe, che aveva appoggiato la sua testa su quella di Müller per invitarlo a rialzarsi per una presunta simulazione, e prima ancora nell’assegnare un rigore piuttosto dubbio ai tedeschi. La reazione della stampa portoghese non ha però alimentato le polemiche, ed anzi ha enfatizzato la delusione per la prestazione di Cristiano Ronaldo e compagni. Il primo confronto a distanza con Messi per CR7 è stato impietoso, e i dubbi sulla sua precaria condizione fisica, dopo una stagione massacrante con il Real Madrid, si moltiplicano.

Iran – Nigeria 0-0

Mehrdad: nome profano, cuore da poeta
Mehrdad: nome profano, cuore da poeta

23. E’ stato necessario attendere la tredicesima partita ed il quinto giorno dei campionati del mondo per assistere a un pareggio, per giunta a reti bianche. In una competizione inizialmente spettacolare come non mai, una mosca bianca. Il gioco difensivo dei persiani ha pagato (37% di possesso palla contro il 63% nigeriano), ma a rischiare tantissimo sono stati gli africani su palla inattiva. A rubare la scena in Italia, per la curiosa assonanza del cognome, è stato Mehrdad Pouladi. La sua dichiarazione premondiale è stata, poeticamente: “Il calcio è fatto per essere amato da me e mi ricambia con uguale spinta”. Per la serie, dai diamanti non nasce niente, da Mehrdad nascono i fior…

Ghana – Stati Uniti 1-2

Prima del gol di Dempsey al Ghana, la classifica delle reti più veloci di tutti i tempi ai Mondiali
Prima del gol di Dempsey al Ghana, la classifica delle reti più veloci di tutti i tempi ai Mondiali

24. Clint Dempsey segna al 28”: è il gol più veloce di questi Mondiali, come è facile immaginare, ed il quinto in assoluto più rapido in 84 anni di competizione. Il più veloce resta Hakan Sukur, in gol dopo 11” nella finale per il terzo posto del Mondiale 2002. Nella tabella dei gol-lampo dei Mondiali, Dempsey affianca Bryan Robson.

A Chicago la folla attende Ghana-Stati Uniti
A Chicago la folla attende Ghana-Stati Uniti

25. Del crescente interesse per il calcio negli USA si parla ormai da circa quarant’anni, e non sempre con cognizione di causa. I primi caroselli risalgono al mondiale nippocoreano del 2002, nel quale gli yankee raggiunsero il miglior risultato dell’era moderna e per valore assoluto, considerando “sperimentale” l’edizione del 1930: i quarti di finale. I ragazzi del soccer non sono comunque più un passatempo per

Il più grande americano dai tempi di Abrahm Lincoln?
Il più grande americano dai tempi di Abrahm Lincoln?

eccentrici: a Chicago e nelle maggiori città, il rito di ritrovarsi per seguire la partita in pubblico, all’europea, prende sempre più piede. Entusiasmo dimostrato anche da come la pagina dedicata al match winner contro il Ghana, John Anthony Brooks Jr., è stata modificata dai supporters USA su Wikipedia.

Beckerman, stella del team USA
Beckerman, stella del team USA

26. I nostri consigli per gli acquisti continuano con un centrocampista a dir poco pugnace. Kyle Beckerman colpisce per il look, con i lunghi dreadlocks che gli ballonzolano sulla schiena e volano in aria ad ogni tackle. Ma oltre alle treccine c’è di più: sulle orme di Alexi Lalas, già noto al pubblico italiano per il suo passaggio al Padova, la vera passione di Beckerman sono la musica (non si separa mai dalla sua chitarra, portata anche come bagaglio ai Mondiali) ed i viaggi, ma rispetto al difensore degli anni ’90, la sua sostanza calcistica è ben più tangibile. Dominatore della zona mediana, è al massimo della maturità professionale, come dimostra il suo ormai eccellente senso della posizione. Unica perplessità con l’età: a trentadue anni non può essere considerato un investimento a lungo termine, ma i club che fossero interessati ad un acquisto già pronto e maturo, farebbero bene a bussare alla porta della sua squadra, il Real Salt Lake, nello Utah.

Verso Russia 2018

Dopo Qatar 2022, ci saranno Inferno 2034 e Stoke 2038?
Dopo Qatar 2022, ci saranno Inferno 2034 e Stoke 2038?

27. Il tweet del giorno è quello di un certo “Jon”, che ironizzando sulle scelte recenti delle sedi Mondiali da parte del massimo organismo calcistico internazionale, si è guadagnato oltre 2000 retweet ipotizzando: “Se la FIFA continua di questo passo, ci saranno: Russia 2018, Qatar 2022, Iran 2026, Corea del Nord 2030, Inferno 2034 e Stoke 2038”. Chissà se i cittadini di Stoke-on-Trent, e di conseguenza i tifosi del City, l’hanno presa a ridere.