Napoli 2000/01: storia di un paradosso sportivo, la B prima di riveder le stelle

di Alessandro IACOBELLI

Precipitare nelle tenebre del calcio. Sì, a Napoli hanno visto anche questo. Parlarne oggi fa un certo effetto. A venti anni di distanza, all’ombra del Vesuvio, la voragine è davvero impressionante. L’era De Laurentiis ha portato la calda piazza partenopea nel gotha del pallone italiano con ottima vista sui grandi palcoscenici europei.
All’alba del millennio però la terra di San Gennaro ha visto l’inferno sportivo ad occhi aperti. Gestioni discutibili e scellerate all’insegna di un’esposizione debitoria milionaria. La stagione 2000-2001 doveva essere quella del rilancio ed invece si è rivelata la prima tappa di una morte ormai annunciata. L’annata del riscatto! Uno slogan che risuona dopo la cavalcata in B con il quarto posto e la risalita nella massima serie. Novellino in panchina e bomber Schwoch stella in attacco. Quarto posto, 63 punti e tanto entusiasmo. Il popolo azzurro ritrova dunque euforia e nuove apparenti certezze. In estate però gli equilibri dirigenziali mutano in rapida successione senza trovare un porto sicuro. Il ritorno di Corrado Ferlaino, dopo un breve interregno del tridente Gallo-Moxedano-Setten, dura solo qualche anno. All’orizzonte appare Gorgio Corbelli, dominatore delle televendite, che acquista per 100 miliardi il 50% delle quote societarie.
Chi sarà l’uomo del rilancio? Il tandem Corbelli-Ferlaino risponde al dilemma ingaggiando per la guida tecnica Zdenek Zeman. Campagna acquisti contesa tra due fuochi al timone. Fior di quattrini per una miriade confusionaria di acquisti. Meteore del calibro di Rabiu Afolabi, Abdelilah Saber, Claudio Husain e Damir Stojak. Quiroga e Vidigal provenienti dallo Sporting Lisbona. Per la regia si punta su Pecchia dalla Juventus. Dall’Inter, a parametro zero, giunge Moriero. Per la fascia sinistra fari accesi sul giovane Jankulovski. In avanti Sesa a supporto dei confermati Nicola Amoruso, Stellone e il brevilineo Bellucci. Mancini e Coppola si scambiano il testimone tra i pali.

Si parte il 30 settembre. Un “San Paolo” gremito e bollente di passione accoglie la Juventus. Stellone illude. Del Piero e Kovacevic ristabiliscono il pronostico della vigilia. Zemanlandia non decolla, anzi affonda. Due punti in sei partite. Il Bologna maramaldeggia sul prato azzurro con un 5-1 catastrofico. Coppola e la retroguardia fanno acqua da tutte le parti. A Perugia si materializza l’ultima malinconica tappa della gestione boema.

La società chiama Emiliano Mondonico per salvare il Titanic partenopeo. Un uomo buono, pacato e sagace come allenatore. Indubbie qualità che però non bastano per compiere il miracolo. Nel mercato invernale arriva il colpo Edmundo, asso brasiliano con piedi fantasmagorici ma testa rivolta a ludici pensieri. L’epilogo di Firenze è lo specchio di una immensa tristezza. Magoni e compagni archiviano il campionato al penultimo posto con 36 punti all’attivo.
Tre anni di limbo in B e poi l’addio. Corbelli viene arrestato per uno scandalo legato alle televendite, mentre Ferlaino cede il passo in luogo dell’albergatore Naldi. Nell’agosto del 2004 la settima sezione del Tribunale Civile del capoluogo campano annuncia il fallimento della Società Sportiva Calcio Napoli con quasi 80 milioni di debiti.
Il resto è storia contemporanea. Il Napoli Soccer fondato da De Laurentiis con Pier Paolo Marino Direttore Generale. Dalla C1 alla Serie A in quattro stagioni. A Posillipo c’è di nuovo il sole.