Quando la storia del Venezia ripartì dalla Serie D e da Giovanni Volpato

di Marco Piccinelli

«Erano tempi difficili, c’era chi si dava alle Stimorol danesi e chi si drogava con le Dentigomma che si trovavano solo in farmacia», a parlare è Max Collini, voce degli OfflagaDiscoPax nella celebre canzone ‘Cinnamon’.

Traslando il concetto espresso nella canzone, si potrebbe dire che quelli che andava vivendo la squadra della città di Venezia nel 2009 «erano tempi difficili».

Il doppio fallimento, dei Poletti prima e di ‘mister Golban’ poi, avevano fatto sì che il destino della società lagunare non fosse uno tra i più rosei e nonostante l’insperata salvezza raggiunta da mister Serena, richiamato a seguito dell’esonero di Stefano Cuoghi, a nulla valse vincere i playout: fallimento, un altro, e scomparsa della SSC Venezia.

Non si parlerà tanto di società in questo post, giacché l’attuale FBC Unione Venezia sorge in fretta e furia nel momento in cui gli arancioneroverdi vengono iscritti in sovrannumero nel girone C della serie D: della precedente gestione si salvano solo Andrea Seno (Direttore Sportivo) e Paolo Favaretto, mister delle giovanili che prenderà le redini della prima squadra.

L’Unione Venezia, questo il nome assunto dai lagunari una volta ‘scesi’ in serie D, si presentava ancora scarna: né organico, né maglie.

La prima apparizione ufficiale degli undici di Favaretto viene fatta con delle maglie della Lotto completamente bianche e lo stemma della casa costruttrice al posto del logo raffigurante il Leone di San Marco: iniziano a piovere critiche da subito, anche perché se non c’è la squadra, come possono esserci ancora le maglie?

L’unica certezza extra rosa sembra essere il Penzo, il vecchio stadio costruito a Fondamenta Sant’Elena secondo solo al Ferraris di Genova per longevità, all’interno degli undici gli unici a restare dalla Lega Pro sono Massimo Lotti, Simone Rigoni e Mattia Collauto, indomito capitano.

A loro tre vengono affiancati dei ragazzi che avevano fatto parte delle giovanili del Venezia e altri atleti provenienti da squadre limitrofe; la prima apparizione in campionato dell’Unione Venezia vedeva la squadra così composta: Cavarzan; Bigoni, Nichele, Vianello, Cardin; Collauto, Segato, Di Prisco, Modolo; Ragusa, Corazza (‘quel’ Corazza che ora gioca col Novara in prestito dalla Sampdoria); nella panchina di mister Favaretto c’erano, poi, Lotti, Bivi, Rocchi, Rigoni, Volpato, Tessaro, Benedetti.

La prima partita è una Caporetto: 4 a 1 contro il Montebelluna di Enrico Cunico (tecnico che guiderà la squadra l’anno successivo) e non molte possibilità d’appello. Seconda partita, seconda sconfitta, stavolta per 3 a 2 contro il Domegliara, tuttavia segnano Volpato e Nichele, i due che assieme a Collaudo trascineranno la squadra ben oltre le secche del campionato che si stava prospettando ad inizio stagione.

La prima vittoria arriva alla quarta giornata: 5 a 3 contro la Virtus Ve Comp Verona, doppietta di Modolo e un gol a testa per Corazza, Tessaro e Collauto.

Sarebbe bello poter continuare a scrivere delle avventure (e disavventure) dei lagunari nella stagione di ritorno alla D dopo una buona manciata di anni, anche perché il lettore abituale di questo blog potrebbe benissimo cliccare sulla ‘X rossa’ della finestra per chiudere tutto e dedicarsi a qualcos’altro di più produttivo.

Tuttavia, quella stagione viene ripresa per i capelli da tutto il gruppo, ormai decisamente affiatato e pronto per qualsiasi sfida gli si fosse parata davanti: Collauto, alla soglia dei 37, gioca la quasi totalità delle partite e non sente affatto il peso del confronto con i giovani virgulti – obbligatori in rosa – che tentano di frapporsi fra lui e l’obiettivo scelto; arrivato all’età di 39 anni giocherà ancora col Venezia prima di abbandonare definitivamente a causa di un infortunio ai legamenti crociati.

Prima di abbandonare, tuttavia, giocherà ancora qualche partita così fasciato (vd. foto), ‘e lo chiamano dilettantismo’: 218 presenze in arancioneroverde all’attivo tra il 2004 e il 2012, vivendo solo i momenti che – di solito –  nel calcio sono detti i peggiori perché si abbandona una categoria per abbracciarne involontariamente una inferiore.

L’anno successivo il Venezia fu costretta a disputare, nuovamente, il campionato di serie D per aver perso il secondo turno dei playoff contro l’Union Quinto in cui militava il fratello di Filippo Vianello (pilastro difensivo del Venezia di quella stagione).

«Dopo una buona stagione come quella appena conclusa, non nascondo che mi sono arrivate tante proposte, ma finora ho sempre risposto picche perchè considero il Venezia prioritario rispetto a qualsiasi altra società. Una piazza del genere, un club come quello arancioneroverde meritano la prima scelta», aveva dichiarato il centrocampista Nicola Segato alla stampa mentre imperversavano le trattative per il passaggio di società tra Pizzigati e Rigoni.

La vittoria ai playoff sarebbe stato chiedere troppo ad una squadra che,nel corso della stagione, aveva dato tutto e anche di più ma a Venezia vige la pessima abitudine di lasciare liberi i giocatori a fine stagione: tutti svincolati, o ritornati alla loro squadra d’appartenenza, eccezion fatta per Nichele, Vianello e Collauto.

Anche lui, Volpato, è costretto a lasciare, il centravanti del primo Unione Venezia, il numero 9 che – in una sola stagione e a più di 30 anni – s’era andato a prendere un posto nei cuori delle tifoserie lagunari, coi suoi quindici gol stagionali, così come lo farà l’attaccante che sostituirà lui di Camposampiero: Emil Zubin.

Abbandonato coattamente il Venezia, Volpato approderà al San Paolo Padova riuscendo pure a sconfiggere per 2 reti ad 1 la sua ex squadra l’anno successivo, financo firmando uno dei due gol. Interpellato a fine partita da network lagunari, tergiversando un po’ sulla domanda ‘com’è fare gol all’Unione Venezia’, alla fine riesce a dire quel che aveva in mente di dire al principio dell’intervista, non senza un po’ di risentimento: «A Venezia sarei rimasto, e magari sarei stato l’unico ad accettare le condizioni che chiedeva la società stessa» poi inspira ed espira, tira indietro il busto come a dire ‘è andata così’ e trova il coraggio di pronunciare «Devo giocare con chi mi ha dato fiducia ad agosto, non con chi non mi ha dato fiducia».

E l’intervista finisce così, con una presente (ed inevitabile) amarezza.

Che poi, quando Volpato era stato acquistato dall’Unione Venezia, ed essendo uscito il cognome per qualche indiscrezione di stampa, sui social network si stava scatenando il toto-nomi confondendo il centravanti di Camposanpiero con il più famoso Rej Volpato o con l’incisore omonimo veneziano settecentesco.