La Corea del Nord sbarca in Serie A con il gol di Kwang-Son Han

di Marco PICCINELLI

Kwang-Son Han, 18 anni, nazionalità: Nord Corea.

È bene riscrivere il nome del paese (Nord Corea: grassetto, corsivo, sottolineato) che ha dato i natali a questo attaccante classe 1998 il quale, vestendo la maglia dei sardi del Cagliari, è entrato di diritto nella Storia del Calcio siglando il primo gol di un nordcoreano in Serie A.

Paolo Tomaselli, sul ‘Corriere della Sera’, il giorno dopo la partita disputata al Sant’Elia contro il Torino che ha visto il nostro segnare per la prima volta nella massima serie italiana, ha scritto: «Un gol tardivo, inutile (2-3 per il Torino nda). Ma storico. Perché per noi dal 19 luglio 1966 e dal gol di Pak D0o-Ik contro gli azzurri al mondiale inglese, la Corea del Nord è semplicemente “la Corea”: la madre di tutte le sconfitte. […] Domenica Han ha segnato con la maglia celebrativa proprio del tricolore (vinto dai sardi) del 1970. Il cerchio in qualche modo si è chiuso».

“L’Italia e la nemesi della Nord Corea”, verrebbe da dire parafrasando e ironizzando un poco. Anche se in questo caso di ‘scherzo’ c’è veramente poco: il classe 1998 nordcoreano, prima di segnare con la Prima Squadra, ha partecipato al Torneo di Viareggio siglando un gol spettacolare in mezza rovesciata con la Primavera rossoblu.

La stampa italiana, tuttavia, anche questa volta, non ha brillato e i grandi gruppi editoriali (così come i siti d’informazione sportiva) si sono mostrati tutti “allineati e coperti” mostrando più facce dello stesso prisma qual è quello del “pensiero unico”: dagli articoli sui gol di Han si passava immediatamente a quelli del «tremendo regime» nordcoreano, si affermava – ma rigorosamente senza citare fonti – che le squadre di calcio subiscono «torture ideologiche» come quelle inflitte alla nazionale dopo il mondiale sudafricano del 2010. E, infine, come Han sì, sia bravo ma deve sperare che non venga convocato (come riporta addirittura l’Ansa!) in nazionale, data la fine che fanno le nazionali nordcoreane. Il punto, però, è che Han in nazionale è già stato convocato e, anzi, ha brillato. Esattamente come con la primavera e con la prima squadra Sarda. Il calcio, in Nord Corea, ha pari dignità di tutte le altre discipline sportive, così come fu nei paesi socialisti dell’Europa dell’Est, dell’URSS e via dicendo. Il calcio, in Nord Corea, ha dato già grandi soddisfazioni nelle giovanili e perfino in un settore che in Italia viene costantemente bistrattato e relegato ai suoi stereotipi, nonostante le manifestazioni di facciata “made in FIGC” che ne vorrebbero la sua «valorizzazione». Si sta parlando, ovviamente, del calcio femminile. La nazionale ‘rosa’ della Nord Corea è una realtà consolidata, dalla prima squadra fino alle giovanili e proprio queste ultime (Under 17 e Under 15) si sono tolte parecchie soddisfazioni in varie occasioni. La stampa, insomma, di fronte al primo gol nordcoreano reagisce citando Razzi e frasi strampalate non verificate di Kim Jong Un. Un classico, verrebbe da dire.

Non è stata da meno, poi, la reazione della politica: Lia Quartapelle e Michele Nicoletti (entrambi del Partito Democratico) hanno addirittura portato la questione alla Camera dei Deputati.

«La presenza di giocatori nordcoreani a così alto livello – recita la mozione presentata in Parlamento dai due deputati del Partito Democratico – in squadre di Serie A, darebbe massima evidenza alla violazione delle sanzioni internazionali da parte della Corea del Nord, nonché configurerebbe la presenza nel nostro Paese di lavoratori extracomunitari con minori garanzie di godimento dei diritti e delle libertà civili» prendendo a pretesto quello che le “organizzazioni per i diritti umani” scrivono a riguardo della Corea Popolare. Un paese, a dire di queste organizzazioni, in cui è «vietato l’uso di social network», «non c’è internet» e per cui i lavoratori nordcoreani che emigrano andando a lavorare in altri Paesi si dice che «non possono tenere per loro lo stipendio guadagnato» e le comunicazioni «con la Nord Corea possono avvenire solo per corrispondenza».

Menzogne si mescolano a inesattezze e invenzioni, così come fa l’attivista “pro-human-rights” Yeonmi Park, la cui versione sulla fuga da Hyesan (sua cittadina natale) è cambiata già svariate volte e la cui veridicità è venuta già ampiamente meno. (Qui la controversa storia di Yeonmi Park http://www.lariscossa.com/2017/04/10/corea-del-nord-dissidenti-la-controversa-storia-yeonmi-park/)

Kwang-Son Han, in ogni caso, ha mostrato a tutti, nuovamente, che il dilettantismo nei paesi socialisti (e la Corea del Nord lo è, con tanti saluti a Razzi e ai prezzolati giornalisti/giornalai che lo intervistano per i cosiddetti ‘pezzi di colore’ a riguardo) non è sintomo di inferiorità nei confronti del calcio occidentale e del calcio moderno. Nel 1974, infatti, una Germania Est impostata in modo eccellente a livello tattico riuscì a fermare la Germania Ovest e a vincere, addirittura, lo scontro della “Fase a Gruppi” col gol della, come si disse allora, “anonima mezz’ala”: Jürgen Sparwasser. Da lì in poi, Spari, fu un mito per chiunque.

Chissà che non lo diventi anche Kwang-Son Han.

Nel frattempo, il Cagliari, si gode il suo pupillo socialista.