Conifa, la vittoria dell’Abkhazia nel mondiale delle Nazioni Senza Stato

di Marco PICCINELLI

Il 6 giugno, circa dieci giorni fa, si è concluso il mondiale di calcio delle Nazioni Senza Stato, organizzato dalla CONIFA (Confederazione di associazioni calcistiche indipendenti). La rassegna si è svolta in due città dell’Abkhazia, la capitale Shukumi e Gagra.
La CONIFA, come riporta il sito dell’Osservatorio Balcani-Caucaso, «nasce nel 2013 dalle ceneri del NF-Board, la New Board Federation, creata nel 2003 per portare in campo squadre fuori dal circuito Fifa. Il NF-Board è riuscita a organizzare cinque VIVA Cup – l’ultima edizione, nel 2012, portò nel Kurdistan iracheno nove squadre, radunando circa 32,000 tifosi nello stadio di Erbil. Il NF-Board, paralizzato da lotte intestine e da problemi, si è poi sciolto tre anni fa».


Anzitutto, però, è bene chiarire cosa sia l’Abkhazia, dato che chi batte queste righe non dà affatto per scontato che si conosca tale Stato. L’Abkhazia nasce al momento della dissoluzione dell’URSS quando nel 1991 tutti gli Stati che andavano a comporre l’Unione, essendo delle Repubbliche socialiste sovietiche federate tra loro, avevano il libero diritto alla secessione e – quindi – ad autodeterminarsi.
«La Russia non è una prigione di popoli», andava scrivendo Lenin in ‘L’autodeterminazione dei popoli’ contro lo Stato Zarista, considerato carcere per le popolazioni che andavano componendo il futuro stato socialista.
In tutte le Costituzioni sovietiche, infatti, è presente il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione e alla libera secessione: Nella costituzione stalinista del 1936, quella additata come foriera di soppressione di libertà e repressione del dissenso dei popoli da parte occidentale, si sancisce, al contrario che «Ogni Repubblica federata ha una propria Costituzione, che tiene conto della peculiarità della repubblica, ed è redatta in piena conformità con la Costituzione dell’URSS» e che «ogni repubblica federata conserva il diritto di libera secessione dall’URSS».
In quella del 1977, poi, quella brezneviana, l’ultima di cui l’URSS si dotò, si sancisce che il ‘quid’ dello Stato Socialista era quello di essere: «uno Stato plurinazionale federale unitario, formato sulla base del principio del federalismo socialista, come risultato della libera autodeterminazione delle nazioni dell’unione volontaria, parità di diritti, delle repubbliche socialiste sovietiche. L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche personifica l’unità statale del popolo sovietico, salda tutte le nazioni e i popoli ai fini della comune edificazione del comunismo. […] Ogni repubblica federata conserva il diritto di libera secessione dall’URSS». E ancora, a proposito di Georgia e Abkhazia: «Nella Repubblica Socialista Sovietica della Georgia sono comprese: la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma dell’Abchasia, la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma della Aggiaria e la regione autonoma dell’Assetia meridionale».

Già nella Costituzione staliniana vi era riportato un elenco di Stati che andavano a comporre L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, tra essi vi era anche l’Abkhazia: autoproclamatasi indipendente nel 1992, quando il conflitto Abcaso-Georgiano imperversava, la Repubblica in questione non è riconosciuta né dall’ONU, né dalla UE, bensì solamente da alcuni paesi ONU (Russia, Nicaragua, Venezuela, Nauru, Vanuatu e Tuvalu) e da altri extra-ONU (Ossezia del Sud e Transnistria).

Per trattare del conflitto abcaso-georgiano sarebbe necessario un intero spazio sul web, più che un semplice post, dal momento che lo status di Nazione non è mai stato riconosciuto internazionalmente all’Abkhazia, la quale – per la verità – ne avrebbe tutto il diritto di esserlo, non foss’altro per la protervia imperialista georgiana nei suoi confronti (e nei territori limitrofi) al momento del crollo dell’URSS. Il conflitto abcaso-georgiano venne vinto – peraltro – dagli abcasi nel 1993.  Il dono della sintesi non mi appartiene affatto, quindi rimanderò ad altri scritti più in avanti – e leggibili in altri spazi online.

Il mondiale di calcio delle Nazioni senza Stato, dunque, quest’anno si è svolto tra Shukumi e Gagra e ha visto le seguenti partecipanti: Abkhazia, Panjab, Somaliland, Armenia occidentale, Isole Chagos, Kurdistan Iraqeno, Rezia, Cipro Nord, Padania (*), Sapmi, Terra dei Siculi (**) e dall’FC Korea, una squadra formata dai Coreani presenti in Giappone che milita nelle divisioni regionali del Campionato di Calcio Giapponese.
L’edizione di quest’anno se l’è aggiudicata il Paese organizzatore, l’Abkhazia, con una vittoria ai rigori in finale contro la squadra del Panjab, conquistando il Primo Titolo della CONIFA World Cup.
La Padania (qui si tralascia ogni commento a riguardo, sebbene ce ne sia più di qualcuno e nient’affatto positivo nei confronti di tale realtà) non va oltre il quarto posto: fermata in semifinale dal Panjab, perde – ulteriormente – lo spareggio per il terzo posto per 2 a 0 contro Cipro Nord.
La rappresentativa calcistica leghista, in ogni caso, ha anche corso il rischio di non partecipare a questa prima edizione della CONIFA: la nazionale Romani, a causa delle difficoltà di reperimento di documenti per il viaggio in Abkhazia e altre difficoltà burocratiche, non ha potuto prendere parte al torneo e la Padania ha – così – preso il posto della rappresentanza nazionale romanì.
Tra le realtà che non hanno preso parte all’edizione, nonostante la qualificazione, vi sono la rappresentativa dei popoli Aymara e la rappresentativa dell’Isola di Man, Ellan Vannin.

(*) La Padania è, essenzialmente, il ‘braccio sportivo’ della Lega Nord.
(**) Letteralmente la traduzione di Szekely Land è per l’appunto Terra dei Siculi, ovvero una porzione di territorio della Romania abitato da un popolo magiaro, quindi ungherese. Niente a che fare con i siculi intesi come siciliani, cioè abitanti della Sicilia.