William Thomas Garbutt: dalla gloria col Genoa ai lupi d’Orsogna… rigorosamente in incognito

di Andrea Rapino

Onore e gloria in lungo e in largo per la Penisola, dagli scudetti del Genoa ai primi campionati competitivi di Roma e Napoli: tanta fama non è bastata a William Thomas Garbutt per guadagnarsi due righe di cronaca regionale quando nel 1943 si è ritrovato ad allenare la squadra di Orsogna, un paesino abruzzese che per la prima volta appariva in un torneo ufficiale. Sono i tempi del secondo conflitto mondiale e l’Inghilterra, terra d’origine dell’allenatore che ha fatto grande il Grifone e ha rivoluzionato il football di casa nostra, è un cittadino qualsiasi di una nazione in guerra con l’Italia. Non passa però inosservato quando, fallito il tentativo di passare la frontiera, viene mandato al confino a Orsogna.

Anche in un posto lontano dai clamori dello sport di massa, il trainer inglese dimostra subito di non poter stare lontano dal pallone. Garbutt deve andare a firmare tre volte al giorno alla caserma dei carabinieri e, tra una firma e l’altra, pipa alla mano, fa sempre un salto al campo sportivo.

Nel comune che all’epoca contava circa settemila abitanti gli appassionati di football non si fanno sfuggire l’occasione: dopo anni di amichevoli, competizioni estive e qualche campionato Ulic, viene fondato il club intitolato al letterato orsognese Vincenzo Simeoni. L’imprenditore locale Paolo Attardo finanzia la squadra e soddisfa tutte le richieste di mister Garbutt, ingaggiando alcuni tra i giocatori più quotati della zona, che hanno già fatto esperienza in divisione regionale e in Serie C.

Garbutt dirige gli allenamenti dei “lupetti”, come gli orsognesi ribattezzano la squadra, impartisce lezioni di football ai più giovani e prepara la formazione per la domenica. Però non compare mai, né nelle foto di squadra né sulle cronache che i corrispondenti dal paese cominciano a inviare regolarmente ai giornali che hanno un’edizione abruzzese. Frequenta l’osteria, si intrattiene in strada con i paesani, ha rapporti cordiali finanche con le autorità del posto: eppure ufficialmente non esiste. Non può neanche andare in panchina né tantomeno seguire la squadra in trasferta.


In ogni caso è il direttore d’orchestra di un undici decisamente competitivo, sebbene neofita. In teoria la Simeoni Orsogna dovrebbe essere la cenerentola del torneo, perché ai nastri di partenza ci sono Lanciano e Teramo che hanno appena rinunciato alla Serie C per motivi economici; Giulianova e Ortona che hanno vinto la divisione abruzzese negli anni precedenti; ci sono le squadre riserve di Chieti e Pescara; l’undici di Pratola Peligna che era affiliato alla Figc già nel 1925. La Simeoni di Garbutt lotta fino alla fine per il primo posto testa a testa con la squadra di Lanciano, allenato dall’ex portiere del Milan Dario Compiani. Lo scontro diretto che si gioca a Orsogna viene ricordato come un combattutissimo 0-0. La parte del piccolo Davide spetta ovviamente alla Simeoni, che finalmente gioca alla pari contro la squadra del centro di riferimento del comprensorio, che vanta una tradizione calcistica oramai ventennale. Tutto il paese accorre al campo sportivo, gremito anche di lancianesi. Di spettacolo se ne vede poco, ma di botte parecchie. Secondo qualcuno addirittura gli ultimi minuti non si giocano a causa di un’invasione di campo: un lancianese ingaggiato dalla Simeoni viene accusato di essersi venduto la partita, e ne nasce un parapiglia che coinvolge atleti e tifosi di entrambe le formazioni.

E mentre infuria la rissa che conclude la partita che può decidere il campionato, mister Garbutt, dopo anni sotto le luci della ribalta dei migliori palcoscenici dello sport italiano, resta dietro dietro le quinte a sbirciare una zuffa di paese su un polveroso campo dove è in ballo il primato regionale. L’avventura di Garbutt in Abruzzo si conclude di lì a poco, con lo sfollamento dell’ottobre 1943. A permettergli di sfuggire ai rastrellamenti dei nazisti è proprio Attardo, il presidente della Simeoni, che gli affida i documenti intestati ai propri genitori, con i quali il trainer inglese raggiunge l’Italia settentrionale. Passata la tempesta del conflitto, Garbutt torna a guidare il Genoa in Serie A, restando comunque lontano dai fasti dell’Anteguerra: con la Simeoni finita seconda, al tecnico inglese era sfuggito l’ultimo primo posto della carriera.