Shalimov e Kolyvanov: quando la Foggia postsovietica incantò l’Europa

di Jean Philippe ZITO

La prima cosa che mi è venuta in testa è stata: questa è l’Italia, la Serie A. E a quei tempi era il campionato più importante d’Europa, dove giocavano grandi calciatori italiani e gli stranieri più forti del mondo. Ho deciso subito di accettare. Sono venuti due dirigenti da Foggia, abbiamo trovato l’accordo ed abbiamo parlato di come giocava la squadra: palla a terra, velocità e passaggi corti. Mi hanno detto che cercavano tre stranieri. Avevano già preso Petrescu e volevano due russi: Shalimov e Kolyvanov”. Igor Shalimov racconta di come nell’estate del 1991, abbia deciso convintamente di accettare le lusinghe del Foggia, ritrovandosi poi in squadra il connazionale Kolyvanov.

Sono arrivato a Roma e con il presidente Casillo siamo andati in ritiro con la squadra in montagna. Mi hanno assegnato la camera con Alessandro Porro, che mi ha aiutato molto ad ambientarmi. Subito dopo sono venuti a salutarmi tre giocatori. Petrescu che incredibilmente era arrivato due settimane prima ma già parlava perfettamente italiano, Signori e Baiano. Per me non è stato facile all’inizio perché non parlavo italiano e parlavo male l’inglese. Ma i ragazzi mi hanno aiutato. Era un buon collettivo ed al primo allenamento ho capito che c’erano buoni giocatori”.

Shalimov nasce a Mosca nel 1969 dal padre Mikhail, operaio, e dalla madre Ludmila, casalinga. Rispetta a pieno i canoni della classica narrazione famigliare sovietica, vivendo però l’adolescenza durante il principio del declino dell’epopea comunista. A sedici anni, terminati gli studi dell’obbligo, assieme al fratello Pavel, entra a far parte delle giovanili dello Spartak Mosca.

Il suo piede preferito è il mancino, esordisce come terzino sinistro, per poi essere spostato a centrocampo sempre sulla fascia sinistra. Dal 1986 all’88 gioca nelle riserve dello Spartak realizzando 17 gol in 51 presenze.

Nel 1987 Igor vince, a diciotto anni, la Coppa delle Federazioni Sovietiche. Dall’anno successivo è in pianta stabile in prima squadra. Il primo anno tra i professionisti sigla 8 gol, dimostrando da centrocampista di avere un ottimo feeling con la porta avversaria.

La prima rete la mette segno all’undicesima giornata il 22 maggio, davanti a 40.000 spettatori nell’1 a 1 finale contro l’Ararat. A fine stagione lo Spartak si piazza al quarto posto nella classifica della Vysšaja Liga.

Nell’1989 Shalimov vince il Campionato sovietico con lo Spartak, realizzando un solo gol nell’intera stagione, nel 3 a 3 contro il Metalist. La squadra di Mosca si guadagna anche l’opportunità di giocare la Coppa dei Campioni.

Esordisce con la nazionale dell’URSS ai mondiali di Italia ’90. Gioca titolare nel centrocampo sovietico contro l’Argentina di Maradona, perdendo per 2 a 0. Disputa, sempre dall’inizio, anche le altre gare del girone. Per questo motivo molti club europei iniziano a mettere gli occhi sul centrocampista mancino, dal piede vellutato e dall’ottima visione di gioco.

I cambiamenti derivati dalla caduta del muro di Berlino sono evidenti, la voglia di emanciparsi da una dittatura oppressiva e totalitaria sta contagiando i popoli dell’intera Unione fino ad arrivare a Mosca. Igor Shalimov a 22 anni inizia una nuova stagione con lo Spartak, quella della consacrazione. In campionato arriva a 2 soli punti dai cugini del CSKA che vincono la Vysšaja Liga. In Coppa di Campioni la cavalcata è (quasi) trionfale.

Ai sedicesimi di finale lo Spartak incontra (in una gara alquanto tesa a livello geopolitico) lo Sparta Praga. L’andata si gioca il 19 Settembre del 1990 proprio a Praga e la partita viene vinta dai russi per 2 a 0, il primo gol è proprio del centrocampista moscovita che segna con un tiro di potenza dal limite che bacia il palo alla sinistra del portiere e poi si insacca. Il tabellino della gara di ritorno del 3 Ottobre recita il medesimo risultato.

Negli ottavi di finale Shalimov e compagni se la devono vedere contro il Napoli (campione d’Italia in carica) del “Pipe de Oro” Diego Armando Maradona. L’andata si gioca il 24 Ottobre davanti ai 50.000 del San Paolo. Conclusasi a reti inviolate, la gara è caratterizzata dai legni colpiti da entrambe le formazioni (3 a 2 il computo totale per i padroni di casa). Il ritorno, che si gioca a Mosca davanti agli 86.000 dello Stadio Lenin, vede l’ennesimo palo colpito dal Napoli, in una gara equilibrata che termina nuovamente 0 a 0. Dopo i tempi supplementari, ai calci di rigore, i russi sono implacabili e vincono 5 a 3.

Lo Spartak arriva quindi ai quarti di finale e se la deve vedere contro il Real Madrid. Il 6 Marzo del 1991 allo Stadio Lenin di Mosca sono accorsi più di 80.000 tifosi. Gli 11 allenati da Oleg Romancev giocano una partita all’arrembaggio ma la difesa madrilena resiste, anche grazie ad un Pedro Jaro (riserva di Francisco Buyo) in stato di grazia.

Al Santiago Bernabeu il 20 Marzo si gioca il ritorno, i favori del pronostico sono tutti per il Real. Dopo 10 minuti Emilio Butragueño approfitta di un pasticcio difensivo dello Spartak e porta in vantaggio i padroni di casa. Ma dopo poco meno di mezz’ora una doppietta di Radchenko capovolge il risultato. Il 3 a 1 finale viene segnato da Chmarov al 63° minuto.

Lo Spartak ha dimostrato di essere un’ottima squadra, giocando palla a terra e in velocità, punendo il Real Madrid in contropiede. La partita si è conclusa tra gli applausi dei 90.000 del Santiago Bernabeu.

In Semifinale lo Spartak di Shalimov si deve però arrendere all’Olympique Marsiglia. Il 10 Aprile 1991 allo Stadio Lenin passano i francesi per 3 a 1 (a segno per lo Spartak proprio Shalimov), al ritorno al Velodrome il 24 Aprile, i padroni di casa si impongono per 2 a 1.

L’esperienza di Igor Shalimov in Coppa dei Campioni si conclude comunque positivamente, portando lo Spartak a sfiorare la finale.

A 23 anni la Serie A e il Foggia di Zeman l’aspettano a braccia aperte: “Quando mi hanno parlato di Foggia l’ho cercata sulla carta geografica: non avevo idea di dove si trovasse. È una città piccola, diversa da Mosca, ma io sono qui per lavorare e non per fare il turista”.

In Puglia trova un altro Igor: Kolyvanov. Attaccante proveniente dalla Dinamo Mosca, capocannoniere in carica della massima divisione sovietica con 18 reti ed eletto giocatore dell’anno nel 1991.

Moscovita come Shalimov, più grande di quasi un anno (classe 1968) Igor Kolyvanov a 16 anni, nel 1985, gioca nelle giovanili dello Spartak. Non diventa compagno di squadra di Shalimov perché già l’anno dopo passa alla Dinamo Mosca. Con i biancoazzurri della Capitale, celebri per essere stati la formazione di Lev Jašin (uno dei più grandi portieri della Storia del calcio) dal ’49 al ’70, Kolyvanov inizia l’avventura a 17 anni giocando tra le riserve.

Nel 1986 la Dinamo Mosca è in piena lotta per la conquista del titolo sovietico, ma Kolyvanov s’infortuna ed è costretto a rimanere a riposo per 2 mesi. Nonostante lo stop forzato riesce a mettere a segno 4 reti, una delle quali nello scontro diretto per il titolo perso contro la Dinamo Kiev per 2 a 1 il 7 Dicembre 1986.

Nel triennio successivo la Dinamo Mosca ottiene risultati deludenti (un 10°, 12° e 8° posto), ma Igor continua a segnare con una discreta continuità fino a raggiungere nel 1989 gli 11 gol. Nel 1990, con la Dinamo, Kolyvanov ottiene un ottimo terzo posto finale e la convocazione per gli Europei Under 21 dove inizia a giocare con Shalimov. Si laurea come migliore attaccante della competizione segnando 9 gol in 7 partite, 1 dei quali nella semifinale di ritorno contro la Svezia vinta per 2 a 0. L’URSS di Shalimov e Kolyvanov vince la competizione battendo in finale d’andata la Jugoslavia per 4 a 2 a Sarajevo, il 5 Settembre del 1990, e 3 a 1 nel ritorno del 17 Ottobre in Unione Sovietica.

Nel 1991, come già detto, è capocannoniere della Vysšaja Liga con i suoi 18 gol in 27 partite, decisivo per la conquista della qualificazione in Coppa UEFA della Dinamo Mosca. Appena eletto giocatore dell’anno accetta anche lui l’offerta del Foggia di Zeman. A 23 anni vuole diventare un calciatore completo grazie anche ai consigli del tecnico boemo: “Ognuno mi ha fatto crescere e ha insegnato qualcosa. Zeman, ad esempio, mi ha fatto conoscere il 4-3-3. In Russia giocavamo sempre 4-4-2 o al massimo 3-5-2. Questo modulo l’ho conosciuto per la prima volta a Foggia. Ed ho avuto qualche problema per capirlo, ma quando ci sono riuscito tutto è diventato più facile”.

Zemanlandia apre i battenti il 1° Settembre 1991: la scala del calcio attende la matricola pugliese, va in scena Inter-Foggia. Shalimov è titolare nel terzetto di centrocampo, partendo da destra. Kolyvanov invece è ancora a Mosca, gioca con la Dinamo fino a Novembre in Coppa Uefa. La partita è inaspettatamente equilibrata, vedendo addirittura passare in vantaggio il Foggia con un gol di Baiano. Il risultato finale è 1 a 1, ma è appena nato quello che da lì a poche giornate viene ribattezzato il Foggia dei miracoli.

Nessuna squadra giocava in Serie A un calcio così. Palla a terra, passaggi non più lunghi di quindici, venti metri e tre o quattro giocatori che attaccavano sempre alle spalle i difensori avversari. Avversari che diventavano matti perché questo modo di giocare durava tutta la partita. Guardavamo poco dietro, andavamo sempre avanti. E poi il Foggia Calcio non mollava mai. Era divertente guardare quella squadra, faceva spettacolo. Per gol fatti eravamo secondi dietro al Milan, però anche per gol subiti eravamo secondi…”. Igor Shalimov ricorda così l’unico anno a Foggia, nel quale segna 9 gol e partecipa all’incredibile stagione dei “satanelli” che si conclude al nono posto, miglior risultato della storia per il club pugliese.

Igor Kolyvanov esordisce in Serie A il 1° Dicembre 1991, nella sconfitta in trasferta per 1 a 0 contro il Verona. La prima delle 3 reti segnate durante la stagione del suo debutto arriva nel pareggio interno contro il Torino per 1 a 1 del 1° Marzo 1992. “Ricordo il mio primo giorno a Foggia. Trovai una città piccola ma carina, ma il caldo…” L’attaccante russo non dimentica l’affetto dei tifosi: “Devo tanto a loro. La gente mi a voluto subito bene, mi ha dato il cuore, mi ha aiutato”.

Con i satanelli Kolyvanov gioca 4 campionati di Serie A (segnando 18 reti complessive) e l’ultima, nel 95/96, in Serie B (4 gol in 29 presenze). La sua avventura in Puglia è influenzata da un brutto infortunio al ginocchio; la rottura dei legamenti: “Era un periodo poco esaltante per me ma mi fece immenso piacere ricevere la visita di due fratelli foggiani che partirono dall’Italia solo per venirmi a trovare (in Colorado n.d.r.) e sostenermi!”.

A 27 anni, nel 1996, passa al Bologna dove gioca le sue ultime 5 stagioni da professionista (26 gol in 87 presenze totali). Il fato vuole che dopo aver giocato nell’Inter (dove ha vinto la coppa UEFA nel 93/94), nel Duisburg, nel Lugano e nell’Udinese, anche Igor Shalimov viene acquistato dal Bologna. I due Igor giocano nella città emiliana per due stagioni, qualificandosi insieme per la Coppa Intertoto 1998/99 che viene vinta dai rossoblù.

Kolyvanov e compagni arrivano inaspettatamente alle semifinali di Coppa UEFA , mentre Shalimov, in Serie B a Napoli, viene trovato positivo al Nandrolone e (a soli trent’anni) decide di ritirarsi a seguito della lunga squalifica. Due anni più tardi Kolyvanov appende gli scarpini al chiodo a seguito dell’ennesimo problema fisico.

Oggi l’ex attaccante russo allena a Mosca: “Sto lavorando con i giovani, alleno la Torpedo Mosca (Serie C russa) e metto il cuore in quello che faccio”. Shalimov invece non nasconde le proprie ambizioni: “Un giorno vorrei allenare lo Spartak Mosca, perché è la mia squadra. Sono di Mosca, lì ho giocato da piccolo ed è l’unico club dove ho giocato in Russia. E poi…vorrei diventare l’allenatore del Foggia Calcio”.