Pierre Littbarski: il Rapido di Colonia

di Alessandro IACOBELLI

Pierre il bello, il biondo, il rapido. Il 16 aprile 1960 l’edificazione del muro di Berlino era ancora un progetto in attesa di realizzazione, ma la divisione in blocchi contrapposti era già una realtà consolidata. Il ragazzino Littbarski assaggia l’ebbrezza del manto verde alle dipendenze del vivaio del Vfl Schöneberg. Il praticantato prosegue nell’Herta Zehlendorf.

Nel 1978 la freccia teutonica instaura un legame che segnerà per sempre la carriera da calciatore. Pierre è del Colonia. In Bundesliga passano in rassegna sette intense stagioni. 243 caps pedalando spedito sulla fascia destra con 89 reti ad impreziosire lo sfondo. Il palmares forse non rende merito al suo talento cristallino. La bacheca è occupata, nel complesso, da tre titoli. In biancorosso alza al cielo due Coppe di Germania, nelle finali contro Fortuna Düsseldorf (1977-1978) e nel derby contro il Fortuna Colonia (1982-1983). Il calcio totale di mister Rinus Michels esalta le sguscianti qualità di Pierre. Gli avversari, per lui, si trasformano in birilli. Sua la firma decisiva al minuto 68 ai danni del portiere Bernd Helmschrot.

La chance da mille e una notte arriva nel 1986. Il Colonia sbaraglia la concorrenza e punta dritto verso la finalissima di Coppa Uefa. C’è solo un problema: il Real Madrid. Al Bernabeu non c’è partita. Allofs illude. Sanchez, Gordillo, la doppietta di Valdano e Santillana ribaltano tutto. Il successo biancorosso nel ritorno (2-0) è una effimera consolazione.

L’annata trascorsa in Francia, con la maglia dell’RC Parigi, è una fermata quasi istantanea. La nostalgia per le origini è forte, anzi fortissima. Pierre allora ripercorre la strada di casa. Colonia punto e basta. Così sarà fino al 1993. Oltre 120 gettoni conditi da 27 marcature.
La vita, in fondo, è una continua sperimentazione. LIttbarski, per chiudere in bellezza una brillante carriera, opta per un lungo viaggio orientale. Vola in Giappone dove indosserà le casacche di JEF United e Vegalta Sendai. Si diverte e sforna giocate d’altissima scuola. Appende gli scarpini al chiodo nel ’97.

Manca il fulcro della storia: la Nazionale. Un decennio sulla cresta dell’onda con la Germania dell’Ovest. Soccombe nelle finali del 1982 (contro l’Italia) e del 1986 (con l’Argentina), ma gioisce nelle notti magiche del 1990 di nuovo al cospetto di Maradona. Prende parte inoltre ad un paio di Europei, nel 1984 e nel 1988. Derwall e Beckenbauer ringraziano.

Decisamente più movimentata la carriera da allenatore. Yokohama FC e Avispa Fukuoka le avventure giapponesi. Torna in Germania per il ruolo di assistente nel Bayer Leverkusen e nel Wolfsburg (tecnici Berti Vogts, Steve McClaren e Felix Magath), con un’esperienza come primo allenatore del Duisburg. Nel 2012 accetta la proposta di assumere le vesti di capo osservatore proprio del Wolfsburg. Nel mezzo tre incarichi certamente inusuali tra Australia, Iran e Liechtenstein. Guida appunto Sydney FC, Saipa e Vaduz.

Il biondo di Colonia non si è fermato mai, regalando tante emozioni con le sue ubriacanti incursioni. L’incubo delle difese: Pierre Littbarski.