Mosca, 1982: la strage dello stadio Lenin

di Fabio BELLI

Una strage dimenticata: spesso si ricordano tragici eventi negli stadi che hanno riguardato la Gran Bretagna o squadre inglesi, in cui la folla senza controllo ha provocato disastri come le stragi di Ibrox, Sheffield o dell’Heysel. Ma in pochi conoscono quella che in termini di numero delle vittime potrebbe essere stata la più grande tragedia mai avvenuta in uno stadio. Stiamo parlando della Strage del Luznihki.

I fatti accaddero il 20 ottobre del 1982, secondo turno di Coppa UEFA. Il Luzhniki è lo stadio principale di Mosca, allora conosciuto come stadio Lenin e l’anno scorso teatro della finale Mondiale tra Francia e Croazia. Quando l’URSS era ancora una potenza mondiale, le partite principali delle Coppe Europee si giocavano allo stadio Lenin, e lo Spartak Mosca, che nel primo turno della Coppa UEFA 1982/83 aveva eliminato i forti inglesi dell’Arsenal, doveva affrontare un outsider, la formazione olandese dell’Haarlem. Un club ora discioltosi, che rappresentava la piccola omonima cittadina che si era qualificata per la prima volta nella sua storia alle Coppe Europee l’anno precedente, vantando in rosa un giovane di grande valore chiamato Ruud Gullit.

Si gioca davanti a circa 15mila spettatori, una discreta affluenza considerando come Mosca, in quel mercoledì d’ottobre, era totalmente avvolta dal gelo. I supporters olandesi sono invece circa 100, una notevole prova di coraggio per raggiungere in un giorno feriale l’Unione Sovietica in un giorno di neve. In ogni caso, 15mila persone sono poche in un impianto che supera le 80mila come capienza massima, e vengono tutte convogliate nella Tribuna Est.

Al fischio d’inizio ha smesso di nevicare, ma il campo è ghiacciato e con esso anche le gradinate. I giocatori stanno in piedi a fatica e lo Spartak, più abituato a certe condizioni atmosferiche, passa in vantaggio con un gol del fantasista Edgar Gess. Il match è avaro di emozioni e a pochi minuti dalla fine il pubblico inizia a defluire progressivamente, per andare finalmente a ripararsi dal gelo. La sorte però ha deciso quella sera di accendere la miccia a qualcosa di terribile. Quasi allo scadere, il difensore dello Spartak Shvestsov realizza la rete del raddoppio.

“Maledico ogni giorno di aver segnato quel gol,” dichiarò in un’intervista, e c’è un perché: i gradini e i corridoi dello stadio, sugli spalti, sono ghiacciati: al momento del gol del 2-0 molti tifosi provano a tornare indietro per vedere cosa stia accadendo in campo, ma la polizia che presidia l’impianto ha l’ordine di non far rientrare chi ha già lasciato lo stadio. La gente inizia dunque ad accalcarsi e scivolando sul ghiaccio, cade schiacciandosi reciprocamente. Si parla di decine e decine di tifosi e chi è rimasto sugli spalti parla di urla terribili, indimenticabili, provenire dagli ingressi che danno sugli spalti.

Avendo convogliato i tifosi verso l’unica uscita, il bilancio sarà pesantissimo. Compresa la situazione, la polizia si unisce alle ambulanze che arrivano a soccorrere le persone schiacciate, ma in mancanza di ordini da parte dei superiori, la situazione allo stadio è nel caos. Quello che avviene da quel momento in poi, a 37 anni di distanza è ancora avvolto nel mistero.

Le squadre vengono frettolosamente fatte uscire dal campo e lasciano lo stadio senza avere notizie, con l’Haarleem addirittura portato a forza all’aeroporto, come in una evacuazione di massa. Il giorno dopo un solo giornale, “Il Vespro di Mosca”, parlerà di “Incidenti allo stadio e lesioni per alcuni tifosi” a margine della partita di Coppa UEFA. Nell’URSS degli anni 80 queste notizie vengono tenute segrete oltre ogni logica e buonsenso: basti pensare che il moribondo segretario del PCUS, Breznev, venne segnalato come malato di “raffreddore” fino al giorno della sua morte. Il suo successore, Andropov, istituì una commissione d’inchiesta che stabilì che allo stadio Lenin persero la vita circa 67 persone.

Testimoni oculari parlano però di almeno 300 morti, versione mai confermata: alcune persone decedute quella sera vengono segnalate come morte a chilometri da Mosca, quando in realtà le famiglie affermavano si trovassero allo stadio: segno che probabilmente alcuni certificati vennero contraffatti. Un testimone in particolare, Andrej Chesnokov, che diverrà un tennista di fama mondiale, affermò di essere presente a tifare lo Spartak quella sera, e rilasciò una dichiarazione agghiacciante, in cui affermò di aver visto tanti cadaveri da riempire due campi da tennis, quella sera.

La verità come detto non fu mai portata alla luce. Venne solo eretto un monumento davanti allo stadio, poi divenuto Luzhniki, in ricordo alle vittime di quella sera: e per commemorarle, nel 2007 a 25 anni dalla strage i giocatori di Spartak e Haarlem in campo quella sera si ritrovarono per disputare un’amichevole che facesse uscire, almeno per un giorni, i terribili ricordi dall’abisso della censura.

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