Luther Blissett, chi era costui? Da “bidone” anni ’80 a volto della controcultura letteraria

di Fabio BELLI

Dici oggi: “Luther Blissett“. E magari questo nome non ricorda granché, o magari proprio nulla. Ma ancor più strano, potrebbe essere qualcosa che riporta alla mente di persone diverse cose completamente differenti.

Resta il fatto che un retrogusto di “sentito dire” nella mente comincia a farsi insistente. Nomi che suggeriscono qualcosa ma non si sa bene cosa. Se si è appassionati di calcio anni ’80 il mistero è meno fitto. Se poi si è tifosi del Milan è difficile non ricollegare il nome di Blissett al soprannome di “Calloni Nero“. Si tratta infatti di uno degli ultimi disgraziati acquisti dell’era del presidente Giussy Farina. Blissett fu di fatto il primo giamaicano a giocare nel campionato italiano nonché capocannoniere della Premier League (allora ancora First Division) 1982/83 con la maglia del Watford. Squadra, quest’ultima, della periferia londinese salita per la prima

volta alla ribalta delle cronache grazie alla passione sfrenata di Elton John per il club, del quale la rockstar diverrà proprietario.

Non che i tifosi abituati a bazzicare Vicarage Road, lo stadio del Watford, amassero esageratamente Blissett. Tanto da battezzarlo “miss it“, ovvero sbagliato, giocando sull’assonanza col cognome e facendo il verso alle volte in cui, con queste parole, i cronisti

locali dovevano terminare il racconto di un’azione da gol passata tra i suoi piedi. “Miss it” vive però la sua stagione d’oro viaggiando quasi alla media di un gol a partita e realizzando anche, contro il Lussemburgo, una tripletta con la nazionale inglese nella quale gioca da naturalizzato. Un unicum in una carriera che non vivrà più exploit in nazionale. Il Milan neopromosso in Serie A ma desideroso di tornare in fretta nell’élite del calcio nazionale decide di portare dunque Blissett a giocare nel Bel Paese.

L’impatto è tragicomico: i gol falliti da Blissett fanno impressione non solo per quantità ma soprattutto per qualità. Alcuni appoggi mancati da una distanza inferiore ai due metri restano ai confini della realtà e fanno disperare Farina tanto quanto le due recenti retrocessioni. In un derby contro l’Inter supererà sé stesso ma gli errori si sprecano per tutta la stagione. Tornerà al Watford e vestendone la maglia realizzerà comunque 149 reti in carriera. In Italia lascerà comunque un segno profondo quanto inspiegabile nell’immaginario collettivo.

Ed è qui che la storia si fa intrigante: forse è stato l’essere il primo calciatore giamaicano di successo, sull’onda emotiva della scomparsa di Bob Marley, ad aver attirato l’attenzione dei non appassionati di calcio e degli amanti delle culture alternative musicali e non solo. Resta il fatto che a metà degli anni ’90 a Bologna nasce il “collettivo Luther Blissett“, espressione italiana di un movimento internazionale di controcultura letteraria ed artistica. Wikipedia lo definisce “uno pseudonimo collettivo utilizzato da un numero imprecisato di performer, artisti, riviste underground, operatori del virtuale e collettivi di squatter americani ed europei. (…) Il personaggio collettivo, definito da alcuni “un’opera aperta“, è stato spesso utilizzato per denunciare la superficialità e la malafede del sistema mass-mediatico. Azioni, sabotaggi, performance, manifestazioni, pubblicazioni, video, trasmissioni radiofoniche di e su Luther Blissett hanno diffuso il suo nome in tutto il mondo.”

Viene anche realizzato un volto “virtuale”, un’immagine di una persona in realtà inesistente che compare sulla quarta di copertina dei libri firmati Luther Blissett e sui manifesti delle iniziative legate allo pseudonimo. Col tempo l’immagine dell’alter ego viene col tempo associata al nome con maggior immediatezza rispetto a quella del calciatore. Così Blissett diventa uno, nessuno e centomila tra libri che portano il suo nome, musica, arte varia e intrattenimento. L’originale, per la cronaca, ora a 50 anni suonati sfreccia sulle piste di mezzo mondo con la sua scuderia automobilistica, la Team48 Motorsport. Ma cosa ci abbiano visto in lui, a livello di figura ispiratrice, i trendsetters della cultura underground a livello globale resterà per sempre un mistero.