Luciano Tessari: un padre in… seconda

di Alessandro IACOBELLI

Educare nel calcio. Oggi sembra una favola utopistica. Una volta, invece, questa affermazione corrispondeva ad una naturale consuetudine. La figura di Luciano Tessari incarna al meglio tale concetto. Educatore prima di ogni altra cosa. Simbolo capace di intrecciare un rapporto fraterno e costruttivo con i propri giocatori. Nella veste di fedele assistente di Nils Liedholm scriverà pagine gloriose tra Milan e Roma.

Nato a San Martino Buon Albergo nel settembre del 1928, compie una carriera da portiere più che soddisfacente. Verona, Roma, Fiorentina e Palermo le tappe principali. Dotato di un Fisico scultoreo e roccioso indossa i guantoni fino al 1958 quando, a 31 anni, opta per il ritiro dall’agonismo. Il calcio, però, rimane nella quotidianità di Luciano. Inizia così il percorso da allenatore all’alba degli anni sessanta. Per tre stagioni accetta e traghetta con lodevoli risultati le formazioni giovanili del Milan. Nel 1964-1965 giunge il trionfo nel torneo Primavera. Di lì a poco si aprirà la proficua e profonda collaborazione con mister Nils Liedholm. Al fianco del barone svedese sarà prima il coach dei portieri dal ’65 al ’67 per poi allestire la sceneggiatura dell’epopea romanista negli anni ottanta.

Cortese, sobrio, mai sopra le righe. Tessari trova subito l’amalgama giusta con i suoi allievi. Da tecnico titolare, in realtà, la sua carriera non esplode mai definitivamente. Verrà chiamato soprattutto in situazioni di emergenza, come nel caso della Roma nel ’71 in luogo di Helenio Herrera (quando operava nelle compagini del vivaio capitolino) e del Latina dopo altre due stagioni (in sostituzione di Rosa). Nella complessa esperienza in terra pontina, però, trova spazio un rampante Alessandro “Spillo” Altobelli con 7 reti in 28 gettoni.

Le comprovate doti umane vengono alla luce successivamente al timone delle rappresentative giovanili dell’Almas Roma e del Comitato Regionale Lazio. Questo curriculum permette a Tessari di stimolare ancora le attenzioni di Liedholm che lo richiama per un posto da allenatore in seconda di nuovo al Milan. Il tandem in panchina lavora con sagacia portando in serbo il decimo scudetto della storia rossonera, quello della stella. Gianni Rivera, ormai veterano, è l’emblema di quella squadra.

Il Nord al comando del calcio italiano. Le corazzate del Centro-Sud sembrano in netto e colpevole ritardo. Al fine di smentire queste malelingue il Presidente della Roma Dino Viola chiede espressamente a Tessari di porre in essere un’opera di convincimento rivolta allo stesso Liedholm. Le nozze sportive si celebrano nell’estate del 1979. Cinque lunghe annate piene di emozioni. Splendido lo scudetto del 1983 con il maestro Falcao ad orchestrare una formazione davvero eccezionale. Capitan Di Bartolomei, Pietro Vierchowod, Sebino Nela, Carlo Ancelotti, il bomber Pruzzo ed altri strepitosi interpreti. Uniti, coesi e allevati da due padri professionali come Nils e Luciano. La bacheca si riempie anche con quattro successi in Coppa Italia. Unica sconfitta che, ancora oggi, brucia nel cuore e nelle vene dei giallorossi è quella patita nella finale di Coppa Campioni nel 1984 giocata proprio nel teatro dello stadio Olimpico. Il legame tra capo e vice ormai è indissolubile. Il Milan di Giussy Farina, ai titoli di coda come patron, richiama al vecchio amore il mister svedese. Tessari segue il maestro con profonda e sincera devozione. Tre apprezzabili stagioni, anche se con una rosa in tono minore rispetto al passato ed al fantasmagorico futuro targato Berlusconi.

Tessari non è stato un semplice assistant coach. Note a tutti le sue minuziose relazioni sui talenti scovati in giro per l’Italia e per l’Europa. Basti pensare ai profili stilati su Carlo Ancelotti (ai tempi del Parma) e sul brasiliano Falcao (recapitate puntualmente a Liedholm).

Luciano Tessari: il fedele scudiero. Una vita per il calcio con la testa sempre alta e una bontà d’animo esemplare.