Dove è cominciata la Coppa del Mondo? Dentro un appartamento all’incrocio tra calle Charrúa e calle Coronel Alegre, a Pocitos, quartiere di Montevideo a ridosso del Río de la Plata. Ma non nel senso che lì è stato ideato il torneo giocato in Uruguay nel 1930 o qualcosa del genere: il punto dove è stato dato il calcio di inizio della partita inaugurale si trova proprio dentro una casa.
Oggi Pocitos è il barrio più densamente popolato della capitale con i suoi circa 70mila abitanti, generalmente appartenenti alla media e alta borghesia. Nell’Ottocento le donne ci andavano a lavare i panni nei piccoli pozzi, appunto i pocitos, che danno il nome alla zona. Negli anni del primo torneo ideato da Jules Rimet però era anche la zona dove c’era l’Estadio de Pocitos, terreno di gioco del Peñarol, che ci vinse cinque dei suoi quasi cinquanta “scudetti”.
Del resto quella Coppa era quasi un esperimento, costruito lontano dalle luci dei riflettori, al quale scelsero di aderire tredici selezioni. La competizione, ufficializzata appena un anno prima, doveva essere ospitata tutta al Centenario. Una serie di contrattempi legati al maltempo portò a dividere le prime partite tra i campi che ospitavano Peñarol e Nacional: rispettivamente Estadio Pocitos e Gran Parque Central.
Del Pocitos e del primo gol mondiale non è rimasto nulla nella memoria collettiva fino al 2002, quando un gruppo capeggiato dall’architetto Enrique Benech, grazie a foto aeree e planimetrie, identificò l’area del terreno di gioco. Nel 2006 la municipalità di Montevideo ed il Museo del Fútbol, col sostegno di Coca Cola, bandirono un concorso vinto dall’architetto Eduardo Di Mauro, che tra l’altro è anche hincha del Peñarol.
Di Mauro realizzò due sculture: Cero a Cero y pelota al medio (Zero a zero e palla al centro) e Donde duermen las arañas (Dove dormono i ragni, simile al nostro “togliere la ragnatela” quando si calcia la palla nel sette). Una commemora il punto del primo calcio d’inizio, l’altra quello del gol di Laurent. Per forza di cose, la prima è stata sistemata a qualche metro di distanza, ma sempre lungo la linea di centrocampo; l’altra occupa solo parte del posto dove c’era la porta, poiché anche uno dei due pali ha fatto spazio a una palazzina. Ad ogni modo, meglio tardi che mai per un doveroso tributo al suolo che ha visto cominciare quello che vedremo in Brasile nella prossima estate.