La “Fatal Verona”, da quarant’anni incubo rossonero

di Fabio Belli

Nereo Rocco, Arrigo Sacchi e Massimiliano Allegri. Tre nomi di tecnici accomunati da un destino: quello di essere entrati nella storia del Milan grazie agli scudetti conquistati (ed anzi il “paròn” e il mago della zona hanno anche vissuto la consacrazione della Champions League), ma anche di essersi ritrovati di fronte a quella che per i tifosi rossoneri, è la nemesi per eccellenza: la “Fatal Verona“. E dire che con gli scaligeri assenti dalla Serie A negli ultimi undici anni, l’ultimo precedente era stato felice: anno 2002, gol di Andrea Pirlo alla penultima giornata che garantisce di fatto al “diavolo” la partecipazione alla Champions League dell’anno successivo: che il Milan vincerà. Fine di un incubo dunque? Neanche per sogno

milanTutto iniziò il 20 maggio del 1973: quattro giorni prima a Salonicco il Milan battendo il leggendario Leeds di Don Revie si era assicurato il trionfo europeo in Coppa delle Coppe, in una durissima finale. Ma la doppietta era alla portata: all’ultima giornata di campionato, in un Bentegodi invaso dai tifosi rossoneri, il Milan si presenta primo in classifica, con un punto di vantaggio su Lazio e Juventus. Una vittoria significherebbe scudetto. Ma i rossoneri sono agonisticamente sfiancati dalla battaglia greca, ed il Verona, sfrontato e per nulla demotivato dal non avere più obiettivi di classifica, si scatena andando in gol tre volte in mezz’ora, grazie a Sirena, un’autorete di Sabadini e Luppi. Rosato accorcia prima dell’intervallo, mentre l’Olimpico di Roma ed il San Paolo di Napoli, dove Juventus e Lazio stanno giocando, fremono alla possibilità di strappare un tricolore che sembrava già cucito sulle maglie rossonere.

Alla fine sarà cinque a tre, con gli ultimi due gol milanisti, segnati negli ultimi dieci minuti, a giochi già fatti. Uno psicodramma a tinte rossonere, mentre la Roma si fa arrendevolmente rimontare da una Juventus che aveva chiuso il primo tempo in svantaggio, forse per evitare complicazioni per uno scudetto che i rivali cittadini avrebbero comunque perso a causa del gol di Damiani a due minuti dal termine del match del San Paolo. Ed è la Juventus a festeggiare, così come diciassette anni dopo, toccherà al Napoli raccogliere l’inaspettato regalo in arrivo da Verona. Nell’anno dei Mondiali del 1990 il calcio italiano è al massimo del suo splendore, e il campionato è acceso dal testa a testa tra Napoli e Milan per il titolo. Le due squadre si presentano alla penultima giornata a pari punti, ma mentre il Napoli va a far visita ad un Bologna tranquillo, e vincerà senza problemi, il Milan si ritrova di fronte l’incubo Bentegodi ed una squadra nell’occasione affamata di punti salvezza.

E’ il grande Milan di Sacchi e degli olandesi, ed il Verona ha un piede e mezzo in Serie B: quando nel primo tempo Marco Simone sblocca il risultato per i rossoneri, lo spareggio sembra messo in cassaforte. Ma al Milan saltano i nervi e le gambe, come diciassette anni prima. Sacchi protesta per un rigore non concesso a Van Basten e viene espulso, mentre nel secondo tempo Pellegrini e Sotomayor ribaltano clamorosamente il risultato, mentre il Milan in preda ad una crisi isterica finisce la partita in otto per le espulsioni di Rijkaard, Van Basten e Costacurta. Lo scudetto prende la via di Napoli, tra lo stupore generale. Il resto è storia dei giorni nostri, con Luca Toni capace di ritrovare lo smalto dei tempi del Mondiale 2006, ed affondare dopo oltre un decennio di assenza dal massimo campionato dell’Hellas la squadra di Allegri. A quarant’anni di distanza dal “peccato originale“, la Fatal Verona resta un’ossessione per la Milano rossonera.