Francesco Statuto: quando Anthony Boggi gli tolse un peso dalle spalle…

di Enrico D’Amelio

A volte la vita è come un film. Un momento, una decisione o una fatalità possono cambiare per sempre i nostri destini. Se Robert Anthony Boggi, arbitro della sezione di Salerno, ma nato a New York, non avesse convalidato il gol di Balbo nel derby di ritorno Roma-Lazio della stagione 1996/97, cosa ne sarebbe stato di Francesco Statuto? Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, o avesse la memoria ingiallita da 15 anni di calcio, facciamo un tuffo nel passato.

La Roma del duo Liedholm-Sella, subentrati da qualche domenica al tecnico argentino Carlos Bianchi, voluto fortemente dal presidente Franco Sensi, ma mai amato dal popolo giallorosso, sta portando a termine una delle più nefaste stagioni della propria storia. 1 punto nelle ultime 5 partite e tanta voglia di conquistare al più presto quei risultati che le garantirebbero la matematica salvezza, per poi ripartire da zero l’anno dopo. Ultimo appuntamento allettante della stagione, nemmeno a dirlo, la stracittadina contro la Lazio di Dino Zoff, anch’egli subentrato all’esonerato Zdenek Zeman. Lo stadio è colorato per 3/4 di giallorosso, con una coreografia fantastica a dispetto degli ultimi disastrosi risultati, in un infuocato pomeriggio di inizio maggio. Il primo tempo scivola via abbastanza noioso fino al minuto trentacinque, quando Abel Balbo, lanciato in verticale da Jonas Thern, supera Marchegiani dopo un rimpallo. La palla scivola lentissima verso la fatidica linea bianca, con il centrale sudafricano Mark Fish che tenta un disperato recupero.


Il difensore laziale, in scivolata, scalcia via il pallone quando ha appena varcato la linea di porta. E qui interviene il nostro. Francesco Statuto, a poco più d’un metro dalla porta, anche se in posizione defilata, riceve la sfera, e, forse per eccesso di sicurezza, forse per paura, tenta un improbabile esterno destro con la palla che termina a lato. Inutile il tentativo di Tommasi di rimettere la palla nel sacco. Grazie al cielo per i romanisti e per Statuto, Boggi ha già convalidato la rete del vantaggio, su suggerimento del guardalinee. Il derby, come molto spesso in quegli anni, termina 1-1, grazie alla zampata di Protti a tempo scaduto. Una beffa che fotografa al meglio tutta la stagione romanista. L’ultima di Francesco Statuto, centrocampista dalle scarse doti tecniche, ma dalla buona sostanza, inficiata da un brutto infortunio al perone subito 2 anni prima, con la maglia della Roma. Cresciuto nel settore giovanile romanista, ha mosso i primi passi tra i professionisti con le maglie di Casertana e Cosenza, fino alla prima stagione in Serie A con la maglia dell’Udinese, nel campionato 1993/94. Deludente dal punto di vista sportivo, visto che la squadra friulana retrocesse, ma importante sotto quello personale, dal momento che la Roma si accorse di lui e lo riportò alla base.

Buono il primo anno, con Carlo Mazzone in panchina; 20 volte titolare e una discreta duttilità tattica che gli valse l’attenzione di Arrigo Sacchi e l’esordio in Nazionale maggiore. 3 presenze in maglia azzurra, poi il brutto infortunio che ne segnò definitivamente la carriera. A 26 anni fu costretto a fare un passo indietro e a ripartire da Udine, per poi approdare a Piacenza, dove, però, si tolse lo sfizio di prendersi la rivincita contro la “sua” Roma, segnandole un gol nella gara di ritorno del 1998/99, finita 2-0 per i biancorossi al ‘Garilli’. Una sfida che segnò irrimediabilmente il destino di Zdenek Zeman sulla panchina giallorossa, compromettendo le ultime speranze di agganciare il quarto posto, conquistato dal Parma di Alberto Malesani. Poi un passaggio a Torino tra le fila granata, 2 anni a Padova, fino alla conclusione della carriera vicino casa, con la maglia della Viterbese. Gli scarpini appesi al chiodo, la vita che ti obbliga a virare su altro e gli anni che iniziano ad avanzare. Però, ne siamo certi, ogni tanto gli tornerà alla mente quel caldo pomeriggio di maggio con la palla che scottava tra i piedi e non voleva saperne di entrare. Un pensiero, e poi il sospiro di sollievo racchiuso in un malinconico sorriso. Tanto Boggi, oramai, quel gol di Balbo non potrà più annullarlo.