di Jean Philippe ZITO
“Arrivai al Venezia dal Milan nell’estate del 1998; la squadra era appena risalita dalla B e in città c’era un entusiasmo incredibile. La rosa poi era davvero di livello. In porta Taibi, in difesa Luppi, Pavan, Carnasciali e Dal Canto, a centrocampo Pedone e Beppe Iachini, davanti insieme a me c’era un bomber, Stefan Schwoch, 17 reti in B. Sulla carta ci potevamo salvare tranquillamente, ma l’avvio fu tutt’altro che facile. Una vittoria nelle prime dodici giornate e l’esonero di Walter Novellino a un passo. Il presidente Zamparini parlò con noi e ci chiese se volessimo proseguire con il mister. Noi rispondemmo compatti di sì e alla fine abbiamo fatto bene”.
Filippo “Pippo” Maniero ci racconta come quel Venezia, raggiunta la storica promozione in serie A, abbia la possibilità di raggiungere una salvezza tranquilla grazie agli sforzi profusi dal patron Maurzio Zamparini, alle capacità indiscusse di un rampante Direttore Generale di nome Giuseppe Marotta e al grandissimo motivatore seduto in panchina, Walter Novellino.
Come già detto, l’inizio della Serie A 1998/99 per il Venezia non è stato facile: l’esordio è a Bari contro l’undici allenati di mister Fascetti. Ai galletti pugliesi basta un gol del giovane Gianluca Zambrotta al decimo minuto per far registrare la prima sconfitta veneziana.
La settimana successiva si gioca al Penzo (ubicato sull’isola di Sant’Elena è il secondo impianto più antico d’Italia dedicato al Calcio n.d.r.), di fronte c’è il Parma di Malesani che vede tra le sue fila giocatori del calibro di Buffon, Thuram, Cannavaro, Veron, Fuser, Aspilla…La partita finisce 0 a 0 e così arriva il primo punto in classifica.
Seguono tre sconfitte consecutive contro la Roma all’Olimpico per 2 a 0 con doppietta di Marco Delvecchio, con il Milan al Penzo per 2 a 0 (tra le polemiche per un presunto gol in fuorigioco di Leonardio) e al Renato Curi contro il Perugia per 1 a 0. Non manca il gioco, rigorosamente a zona con pressing e contropiede, ma mancano clamorosamente i gol. Nelle prime 5 giornate di campionato il Venezia ne ha segnato solamente 1. Sotto accusa ci sono sia Pippo Maniero che il bomber della promozione, Stefan Schwoch.
I neroverdi-arancioni alla sesta giornata muovono la classifica e salgono a due punti, grazie al pareggio in trasferta contro l’Udinese per 1 a 1, ottenuto grazie al primo gol di Schwoch. Secondo gol segnato, settimo subito; i numeri restano comunque impietosi. Nei due turni seguenti due sconfitte dolorose: la prima in casa contro il Bologna per 2 a 0, maturata nell’ultimo quarto d’ora. La seconda al Franchi contro la Fiorentina di Trapattoni, che rifila un sonoro 4 a 1 (per il Venezia Schwoch su rigore).
A metà del girone d’andata la panchina di Novellino è già in discussione, serve una scossa e serve subito. Eccoci quindi giunti alla nona giornata, al Penzo arriva la corazzata Lazio. L’umore in Laguna è basso, ma il battagliero mister veneziano vuole vedere “coraggio e orgoglio” contro i biancocelesti romani, anche se sprovvisti dell’attacco titolare.
Esordisce dal 1° minuto un attaccante brasiliano fino a quel momento sconosciuto ai più, Tuta, al fianco di Valtolina. Il 15 novembre del 1998 (esattamente 21 anni fa) accade l’inaspettato. I padroni di casa sono aggressivi fin dall’inizio e mettono alle corde la retroguardia laziale (rimaneggiata, con Negro e Couto centrali per la prima volta insieme), che subisce immediatamente il gol proprio di Bastos Tuta e, verso la fine del primo tempo, il raddoppio di Pedone. Nel secondo tempo la musica non cambia, ed è più volte il Venezia che ha l’occasione di arrotondare ancor di più il risultato. 2 a 0 contro la favorita per lo Scudetto, prima vittoria e partita che sembrerebbe della svolta.
Invece, la decima giornata, vede la sconfitta del Venezia per 1 a 0 fuori casa contro la Salernitana. L’undicesima sancisce il primo dei tre 0 a 0 nelle ultime quattro giornate che precedono la sosta invernale. Pareggio interno contro la Sampdoria, vittoria esterna a Cagliari per 1 a 0 (grazie ad un autogol) e successivi due match a reti inviolate: prima in casa contro il Piacenza, poi a Vicenza nel derby veneto. L’emergenza è la fase realizzativa. La difesa va bene, la manovra scorre fluida, ma il rendimento in avanti è insufficiente, soprattutto di Pippo Maniero che non è riuscito a segnare neanche un gol.
Nel mercato invernale l’intuizione di Marotta e Zamparini si chiama Alvaro Recoba. Relegato nel dimenticatoio in casa interista, il talento uruguaiano ha bisogno di giocare.
“A Venezia era come se fosse arrivato Maradona. E a lui il fatto di essere visto come il più bravo non dispiaceva affatto”.
L’arrivo di “El Chino” ha giovato anche a Pippo Maniero. La prima gara dopo la sosta si gioca a Venezia contro l’Empoli il 6 gennaio 1999: “Perdevamo due a zero alla fine del primo tempo ed eravamo sotto di un uomo per l’espulsione di Bilica. Nella ripresa segnò Valtolina e poi due mie reti, entrambe su pennellate del Chino”. Il secondo di tacco al volo. “Mi arrivò il cross ed ero girato. Potevo colpirla solo in quella maniera e mi andò bene. Se ci riprovo 100 volte mica mi viene…”. Finale di partita 3 a 2, vittoria importante e prestazione maiuscola di Recoba. Venezia tutta è innamorata del fantasista tutto mancino.
È l’inizio di un nuovo campionato per il Venezia di Novellino che fa vedere un bel calcio, finalmente finalizzato dal tandem Recoba-Maniero (Schwoch nel frattempo è stato ceduto al Napoli). Dopo la vittoria in rimonta con l’Empoli, una sonora sconfitta al San Siro per 6 a 2 contro l’Inter non modifica il corso degli eventi. All’ultima giornata del girone di andata il Venezia pareggia 1 a 1 contro la Juventus.
Il cambio di marcia definitivo avviene tra la diciottesima e la ventesima giornata. 7 punti in tre partite grazie alla vittoria casalinga per 2 a 1 contro il Bari, a segno un Maniero ritrovato e Tuta (discussa e controversa la reazione alla sua marcatura). Poi il pareggio esterno a Parma per 2 a 2 (sempre Maniero, doppietta) e la vittoria casalinga (il giorno di Carnevale) contro la Roma di Zeman per 3 a 1 con il primo gol di Recoba al Penzo.
Dopo la sconfitta contro il Milan a San Siro per 2 a 1 alla ventunesima giornata, due vittorie casalinghe consecutive. La prima contro il Perugia per 2 a 1 (Recoba-Maniero), la seconda per 1 a 0 contro l’Udinese(Recoba). Al turno numero 24 il Venezia perde a Bologna 2 a 1, ma alla venticinquesima si gioca a Venezia contro la Fiorentina lanciatissima in zona Champion’s League.
Un match che è entrato di diritto nella storia del club veneto. Al 18° minuto punizione dai 25 metri. “El Chino” spedisce la palla sotto al sette, con un incolpevole Toldo fermo a guardare. Al 42° calcio d’angolo dalla sinistra battuto da Recoba, Miceli stacca di testa, e con un’incredibile carambola, segna il secondo gol. In pieno recupero, altra punizione dai venti metri, spostata sulla destra. Nuovamente Recoba sul punto di battuta, che con un altro tiro a giro beffa Toldo. Fine primo tempo 3 a 0 per il Venezia e gara da incorniciare per il talento uruguaiano. A due minuti dalla fine dell’incontro Esposito realizza su calcio di rigore il gol della bandiera per i Viola. Il 4 a 1 finale lo segna ancora Recoba con un gol di rara bellezza. Stoppando la palla sulla linea di fondo beffa in dribbling Falcone, poi con la suola dribbla Toldo e a porta libera segna di destro. Standing ovation finale e salvezza ad un passo.
Nelle seguenti 6 partite di campionato il Venezia rallenta l’altissima media punti del girone di ritorno con 3 sconfitte (Lazio, Sampdoria e Vicenza), un pareggio e 2 vittorie con il Cagliari in casa per 1 a 0 (Recoba) e il Piacenza fuori (1 a 0, Maniero). Alla giornata numero 32 ad Empoli il Venezia pareggia 2 a 2 (doppietta de “El Chino”), ma la partita salvezza si gioca in casa contro l’Inter alla trentatreesima.
È il 16 maggio 1999, penultima giornata di campionato, e con una vittoria il Venezia sarebbe matematicamente salvo. Dopo 1 minuto la squadra di casa è già in vantaggio con un eurogol di Volpi. Dopo soli 3 minuti punizione dal limite, “El Chino” è implacabile: 2 a 0.
Al minuto numero 18 il 3 a 0, gol di Maniero di testa. Una partita incredibile, giocata con un furore sportivo emozionante. Il “Fenomeno” Ronaldo segna nella ripresa il gol della bandiera su rigore. 3 a 1 finale e grande festa per una salvezza insperata, ottenuta dopo un avvio disastroso di campionato.
Come una fenice quella squadra, da Gennaio del 1999 fino a fine stagione, ha incantato soprattutto grazie all’arrivo di Recoba. “Eravamo davvero un grande gruppo si stava uniti in campo e anche fuori. E se chiedete a un tifoso del Venezia che squadra ricordano con più piacere, vi parlerà quasi sicuramente di noi…”. Pippo Maniero ricorda con affetto quella squadra che come una fenice è rinata, riuscendo a compiere l’impossibile.
L’augurio di chi scrive è che Venezia città, vent’anni dopo, possa risorgere dopo essere stata sommersa dall’acqua alta a causa del cattivo tempo.