Blaz Sliskovic e il mare: l’Oro di Pescara

di Alessandro IACOBELLI

Onde balcaniche. Blaz Sliskovic e Pescara: un folle amore calcistico. Gli anni ottanta stanno andando via quando, ad un tratto, spunta uno slavo in Abruzzo. A Marsiglia gli danno il ben servito dopo 29 presenze e 6 reti.

La valigia è pronta ma manca ancora la destinazione. L’indole caratteriale di “Baka” non convince i più. In Italia, però, c’è un allenatore che lo adora: Giovanni Galeone. La zona in riva al Mare Adriatico. La legge della spettacolarità del gioco viene prima di tutto il resto. Il mister di origine campana aveva ammirato Sliskovic nel 1985 in un match di Coppa Uefa. L’Hajduk Spalato, ex squadra di Blaz, affronta il Torino. Nelle due sfide l’asso nativo di Mostar colpisce con autentici capolavori balistici e prestazioni strabilianti.

Galeone non dimentica e chiama “Baka” per convincerlo a sposare il suo futuristico progetto biancoazzurro. La mente, spesso, gira libera senza meta. L’estate, il mare, le donne (tante e belle), il fumo, il caffè e ricchi pranzi in salsa jugoslava. Il mister lo sa e lascia fare, perché in fondo ciò che conta è la qualità in campo. Il numero 10 non pesa sulle spalle. L’orchestra è uno spettacolo da pelle d’oca. Dal razzo Rocco Pagano all’esperienza verdeoro di capitan Junior, passando per Bergodi, Gasperini e l’idolo di casa Marchegiani.

Una banda di ragazzi poco noti conquista gli occhi dello stivale pallonaro. Nella stagione 1987-1988 il Pescara, da neo promosso, si presenta ai nastri di partenza della massima serie con un profilo stuzzicante. L’avvio è da urlo. L’Inter cade in casa per 2-0 con le stoccate di Pagano e proprio di Sliskovic su rigore. Tutto è stupendo, magico e apparentemente indistruttibile. Il Delfino viaggia a gonfie vele verso l’obiettivo della salvezza. Le batoste non mancano, ma qualche incidente di percorso è nella norma. Basti pensare alle valanghe di Juventus, Napoli, Fiorentinae Milan. Convincenti i successi contro Avellino e Como, oltre al buon pareggio con l’Empoli.

Blaz mette sempre lo zampino. Punizioni al bacio, dribbling ubriacanti ed assist che aprono immense praterie per i compagni. All’improvviso però il mago di Mostar accusa un infortunio al Comunale di Torino nella gara con i granata. Da quel giorno “Baka” non calcherà più il terreno abruzzese. I ragazzi di Galeone si salvano comunque, conservando un punto sull’Avellino. In estate il fantasista slavo decide di trasferirsi in Francia nel Lens. Il Pescara non sarà più lo stesso. Nonostante un buon antipasto di campionato, nella stagione successiva si materializza la triste caduta in B.

Passano quattro anni e la coppia torna alla ribalta. Galeone e Sliskovic di nuovo insieme. L’annata 1992-1993 nasce sotto discreti auspici con il ritiro di Roccaraso. Il Delfino riscopre il gotha della Serie A. L’illusione estiva dura poco. I tasselli esteri Sivebӕk e Mendy non assicurano le dovute garanzie. Nemmeno l’arrivo del mediano brasiliano Dungarisolve i problemi. Si mettono in luce solo le giovani promesse Allegri e Massara, oltre alla punta ex Milan e Fiorentina Borgonovo. La retrocessione è l’approdo inevitabile.

Il sogno giunge al capolinea. Il popolo abruzzese, però, non ha mai dimenticato. Blaz Sliskovic: zona e genio. Il top player slavo al servizio di Galeone.