Arrivederci Gers, nati per vincere, destinati a soffrire

di Fabio Belli

Con l’esclusione da parte della Lega Calcio Scozzese è stata scritta, almeno momentaneamente, la parola fine sulla storia dei Rangers di Glasgow. Quasi cento milioni di sterline di debiti hanno soffocato fino ad affossare quello che, numeri alla mano, è il sodalizio calcistico più titolato al mondo, con oltre 115 successi conquistati in 139 anni di storia (anno di fondazione 1872). I Gers rappresentano da sempre l’anima protestante di Glasgow, contrapposti ai cattolici Celtic, con i quali hanno dato vita per oltre un secolo all’Old Firm, la più classica delle sfide del calcio scozzese, nonché uno dei derby più caldi del mondo. Il danno economico per il forfait dei Rangers è infatti enorme, anche se i tifosi biancoverdi, cuore per metà scozzese e metà irlandese, non possono non ridere sotto i baffi delle sventure altrui. Di sicuro stiamo parlando dei due giganti che hanno monopolizzato il football delle highlands, in maniera addirittura totale a partire dalla seconda metà degli anni ’80, quando l’Aberdeen di sir Alex Ferguson ed il Dundee United furono le ultime squadre ad opporsi al monopolio glasvegiano.

La leggenda dei Rangers affonda le radici a ben prima dell’alba del novecento: il primo titolo conquistato è il campionato scozzese del 1891, quindi nacquero le prime squadre imbattibili, allenate da William Wilton che conquistò sette campionati dal 1900 fino alla fine del termine della Prima Guerra Mondiale. Wilton morì tragicamente in un incidente in barca, ma la sua eredità fu raccolta dal suo braccio destro, Bill Struth, che guidò la squadra ininterrottamente per 34 anni, dal 1920 al 1954, portando in bacheca 18 titoli di campione scozzese, 10 Coppe di Scozia e anche 2 Coppe di Lega. Numeri già impressionanti, ma fu negli anni ’60 e ’70 che i Gers raggiunsero la consacrazione europea. I “teddy bears” furono semifinalisti di Coppa dei Campioni nel 1960 e finalisti di Coppa delle Coppe nel ’61 (prima squadra britannica a raggiungere l’atto conclusivo di una competizione continentale) e nel ’67, perdendo rispettivamente contro Fiorentina e Bayern Monaco. Trofeo questo che i Rangers conquistarono nel 1972, al Camp Nou di Barcellona, in una finale al cardiopalma contro la Dinamo Mosca, resa tristemente nota dalle intemperanze dei tifosi scozzesi, primo assaggio a livello europeo di ciò che gli hooligans erano capaci di fare.

D’altronde Ibrox, la casa del club, oltre a mille trionfi e a centinaia di epici derby contro il Celtic, cova nella sua memoria ben due tragedie. Quello che appunto viene chiamato il primo disastro di Ibrox, datato 1902, con il crollo della Western Tribune Stand che provocò 25 morti ed oltre 300 feriti. Quindi il secondo disastro di Ibrox, nel 1971: in un derby contro il Celtic, Colin Stein pareggiò in pieno recupero il vantaggio avversario siglato al 89′: il pubblico, che stava abbandonando deluso lo stadio, si riammassò di corsa sulle tribune per festeggiare, e la calca provocò 66 morti ed oltre 200 feriti.

Pagine nere che non spenserò però negli anni l’orgoglio per le travolgenti conquiste dei Gers: la finale di Coppa UEFA 2007, perduta contro lo Zenit San Pietroburgo, chiuse di fatto le ambizioni di “grandeur” europea del club. Da lì iniziò il declino tecnico ed economico del club, che ne ha portato alla recente scomparsa nonostante 54 titoli scozzesi, 33 Coppe di Scozia, 27 Coppe di Lega ed una Coppa delle Coppe in bacheca. Se si ricomincerà, sarà probabilmente dalla Third Division, per riannodare il filo con una storia ricca di successi e sofferenze senza eguali.