2002: Brasile-Germania 2-0. La finale delle finali e il ritorno del Fenomeno

di Fabio Belli

Il Guerin Sportivo, “bibbia” italiana dello sport per eccellenza, li chiamò in una memorabile copertina “gli immondiali“. L’edizione asiatica, la prima di tutti i tempi fuori dal circuito Europa-America, riportò in effetti la rassegna iridata indietro di circa quarant’anni. Ovvero, a Cile 1962, quando arbitri, fattore campo e polemiche sull’organizzazione finirono con lo svilire lo spettacolo. A Giappone e Corea del Sud non si poterono certo imputare lacune organizzative, anche se la logistica, con i lunghi spostamenti tra i due paesi, risultò particolarmente faticosa per tutte le partecipanti. Ma i coreani furono sospinti da arbitraggi sin troppo consenzienti, che li trascinarono fino ad un inimmaginabile, alla vigilia, quarto posto finale.

Brasile "pentacampeao" nel 2002
Brasile “pentacampeao” nel 2002

Si arrivò all’atto conclusivo soprattutto nel segno di Moreno e Ghandour: due arbitri, un ecuadoregno ed un egiziano, che fecero insorgere Italia e Spagna nelle gare degli ottavi e dei quarti, con due direzioni di gara che non si vedevano appunto dai tempi dell’inglese Aston, che fece prendere a pugni in faccia David e Maschio dal cileno Jorge Toro e dai suoi compagni esaltati da tanta impunità. Ma anche gli Stati Uniti, rivelazione del torneo, si videro pesantemente penalizzati nei quarti di finale contro la Germania, e le emozioni finirono con lo scarseggiare. L’impresa del Senegal nella partita inaugurale contro una Francia svuotata dal doppio titolo Mondiale ed Europeo, ed il quarto di finale tra Brasile ed Inghilterra furono alcuni tra i pochi momenti memorabili dell’edizione nippocoreana del 2002.

In tutto questo, Brasile e Germania andarono avanti nel segno delle loro caratteristiche peculiari: allegria e spensieratezza per la Selecao, solido pragmatismo per i teutonici, che dopo la delusione di Euro 2000, aprirono un nuovo ciclo segnato dai gol di Miroslav Klose, la fantasia di Bernd Schneider e le parte di Oliver Kahn, autore di grandi prodezze nel cammino verso Yokohama e la finalissima. Nella squadra allenata da Felipe Scolari, gli elementi decisivi che si combinarono assieme furono quattro. La formidabile spinta sulle fasce di Cafu e Roberto Carlos, l'”addomesticamento” di Denilson, da genio incompreso a playmaker di lusso, anche se ancora un po’ intermittente, il duo Rivaldo-Ronaldinho, genialità allo stato pure, e soprattutto il ritorno del Fenomeno. A un anno dal terribile incidente nella finale di Coppa Italia tra Inter e Lazio, Ronaldo ha trascinato a un passo dallo scudetto i nerazzurri, prima dello psicodramma del 5 Maggio 2002 di nuovo contro i biancocelesti, stavolta fortunatamente solo sportivo.

Ronaldo, tornato assoluto protagonista nei Mondiali del 2002
Ronaldo, tornato assoluto protagonista nei Mondiali del 2002

Ma ai Mondiali Ronaldo spazzò via tutti i dubbi sulla sua tenuta fisica tornando a fare quello che gli riesce meglio: i gol. Si arrivò a Yokohama con Brasile e Germania di fronte. Dopo tante polemiche e delusioni, l’epilogo fu affascinante per due motivi. Si trovavano faccia a faccia le due squadre con più Mondiali in bacheca assieme all’Italia, e nonostante si trattasse di due Nazionali assiduamente presenti nella competizione (i brasiliani addirittura non ne hanno mai saltata una), era il primo confronto iridato in assoluto fra tedeschi e verdeoro, che mai si erano scontrate in nessuna delle edizioni fino ad allora disputate.

Una finale inedita e di assoluto prestigio, quando per il terzo e quarto posto si erano trovate di fronte la Corea del Sud, come detto sospinta da arbitraggi che definire “casalinghi” è riduttivo, e l’incredibile Turchia di Hakan Sukur, poi medaglia di bronzo. E le analogie rispetto al 1962 continuarono fino alla fine, poiché come allora fu il Brasile a salvare il prestigio della competizione, laureandosi Campione del Mondo a suon di magie (da Garrincha & Amarildo a Rivaldo & Ronaldinho), e sfruttando come allora gli errori in finale di quello che era stato il miglior portiere della competizione. Quarant’anni dopo Schrojf, toccò a Oliver Kahn cadere sotto i colpi di Ronaldo, autore di una doppietta che ne segnò la rinascita come l’Araba Fenice. Ma dopo tante prodezze, stavolta ai meriti del Fenomeno si sommarono i demeriti del portiere tedesco, che aveva preso anche le noccioline tirate dagli spalti contro americani e coreani, per poi incappare nella più classica delle papere al momento decisivo. Corsi e ricorsi della storia: di uniche restano le stranezze del Mondiale asiatico, e le prodezze di un Brasile da record, divenuto nella notte di Yokohama “Pentacampeao“.